François Fillon (foto LaPresse)

La troisième droite

Redazione

C’è una nuova destra a metà tra apertura e chiusura: l’esempio Fillon

Una nuova destra avanza in occidente, e non è quella populista di Donald Trump. Il grande scontro ideologico del nostro tempo, ormai lo sappiamo, non è più tra sinistra e destra, ma tra apertura e chiusura, o meglio tra i dèmoni dell’apertura e della chiusura che si celano tanto negli schieramenti di destra quanto in quelli di sinistra. Alle primarie della destra francese, questi due atteggiamenti sono stati rappresentati quasi plasticamente da Alain Juppé, aperto e multiculturalista, e Nicolas Sarkozy, identitario e decisionista. Erano loro i due candidati prescelti, e il loro confronto sembrava una riproposizione paradigmatica dei grandi movimenti che si oppongono a livello europeo. Ma alla fine a prevalere è stato un terzo candidato. E secondo il magazine francese Point, la vittoria di François Fillon, che al primo turno ha conquistato il 44,2 per cento dei consensi contro il 28,7 di Juppé e che al secondo turno di domenica si presenta come favorito, è tutt’altro che casuale. Fillon, qualunque sia il risultato finale delle primarie, è la prova del fatto che una “terza via” tra apertura e chiusura esiste anche a destra. Il Point definisce la postura di Fillon come “sovranismo liberale”: liberista in economia ma scettica nei confronti della globalizzazione e dei suoi eccessi, aperta ma critica del multiculturalismo, poco europeista, dura nella difesa dell’identità nazionale e non allineata sul modello atlantico.

In Francia, la destra di Fillon è sembrata in grado di attirare uno spettro politico inusitato, che va dai liberisti ai conservatori sociali all’elettorato cattolico. Questo “nuovo cammino” della destra europea è lo stesso che un op-ed del Wall Street Journal invocava ieri: perseguire la strada “merkeliana” di una destra tutta spostata al centro può portare a vantaggi nel breve periodo, ma è svantaggioso in un’epoca storica in cui ormai le forze del populismo che cercano di abbattere l’ordine liberale post 1989 imperversano. Per combattere il populismo montante bisogna usare le sue stesse armi, e questo può significare anche spostarsi in campi ostili come quello dell’euroscetticismo, della chiusura ai movimenti migratori, della priorità data alla sicurezza sulla libertà. E’ la “terza via” della destra, niente più che un piano B nel caso in cui il progetto della moderazione dovesse incrinarsi ancora.

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