Strage di Orlando (Foto: La Presse)

Chiamare l'islam in armi per ciò che è

Redazione
C’è chi fatica a riconoscerlo, vedi Obama, impedendo l’autodifesa.  La polizia di Orlando ha confermato che Omar Mateen, l’americano di fede islamica autore della strage nel gay club in cui sono morte 49 persone, aveva giurato fedeltà allo Stato islamico.

La polizia di Orlando ha confermato che Omar Mateen, l’americano di fede islamica autore della strage nel gay club in cui sono morte 49 persone, aveva giurato fedeltà allo Stato islamico. Nonostante ciò, c’è chi ancora fatica a pronunciare le cose con il loro nome, e a dire che si è di fronte a un episodio di terrorismo islamico. Ma chi nega la radice religiosa – ovviamente connessa a settori fondamentalisti e fanatici della religione islamica e non generalizzabili a un miliardo di maomettani – magari per timore che si innesti una specie di “caccia alle streghe”, finisce per creare una confusione che rende impossibile identificare e combattere il nemico.

 

Anche la discussione che si è avviata per distinguere tra fondamentalismo islamico e pulsioni omofobiche è fuorviante. I due fenomeni sono connessi, così come il disprezzo per la vita e il sogno di un “martirio” che porta alla salvezza attraverso la violenza, l’assassinio e il suicidio hanno una radice evidente in una concezione paranoica ma predicata apertamente da settori dell’islam del jihad. Perché è così difficile riconoscere una verità evidente? Il Wall Street Journal, in un editoriale intitolato “Jihad a Orlando”, ha fatto notare come il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, nel suo discorso di domenica abbia parlato di “atto di terrore”, e “si sia mostrato riluttante a pronunciare le parole islam, jihad o Stato islamico”.

 

Altrettanto fuorviante è affermare che alla base della carneficina del gay club ci sia il problema della vendita delle armi sul suolo americano, anche perché – ha scritto sempre il Wsj – “un jihadista ben determinato riuscirà sempre a procurarsi in qualche modo delle armi”: “La dolorosa verità è che nessuna vigilanza domestica potrà mai fermare ogni singolo atto di terrorismo ispirato dall’Isis. E questo è il motivo per cui l’unica reale soluzione è distruggere lo Stato islamico nelle sue basi all’estero, in modo che i giovani musulmani in giro per il mondo non lo vedano più come l’avanguardia del futuro”. Ma, ha concluso il Wsj, “fa parte del lascito di Obama il modo con cui lo Stato islamico è cresciuto in maniera così pericolosa sotto ai suoi occhi, prosperando nei vuoti politici che si sono creati quando egli ha deciso di abbandonare l’Iraq e di fare poco in Siria. Il compito del prossimo presidente sarà quello di riparare ai danni provocati da questi due errori storici”.