La disperazione dei parenti delle vittime dell'attentato di Lahore (foto LaPresse)

I talebani rivendicano l'attentato in Pakistan, che ha ucciso oltre 70 cristiani

Redazione
L'attacco suicida vicino a un parco giochi pieno di bambini, riuniti per i festeggiamenti pasquali. Il premier Sharif: "Gli autori non sono degni di essere definiti esseri umani".

Un gruppo legato ai talebani, Jamaat ul Ahrar, ha rivendicato l'attentato suicida di Pasqua di Lahore, in Pakistan, in cui sono morte oltre 70 persone. La polizia sta verificando la rivendicazione dell'attacco terroristico che ha preso di mira i cristiani del paese mentre festeggiavano la Pasqua. Altre 300 persone sono rimaste ferite e gli ospedali di Lahore sono in piena emergenza nel tentativo prestare soccorso ai sopravvissuti. La città, una delle più ricche del paese e roccaforte del primo ministro Nawaz Sharif, è finora rimasta relativamente immune ad attentati così eclatanti. Il portavoce di Jamaat ul Ahrar, Ehsanullah Ehsan, nella rivendicazione ha invece minacciato Sharif e ha detto che i talebani ora "sono entrati a Lahore". Il gruppo terroristico ha condotto già diversi attentati in Oakistan prendendo di mira i civili ma anche le forze di sicurezza.

 



 

Il premier ha espresso il suo cordoglio per l'attacco, ha annunciato tre giorni di lutto nazionale e ha posticipato la sua visita nel Regno Unito. Secondo le prime ricostruzioni sulla dinamica dell'attentato, l'esplosione è stata causata da un kamikaze che si è fatto saltare in aria a Gulshan-e-Iqbal, nella serata di domenica, proprio al fianco di decine di bambini che giocavano durante i festeggiamenti pasquali. Per potenziarne l'effetto distruttivo, la bomba è stata imbottita di bulloni. Il capo della polizia, Haider Ashraf, ha detto alla Bbc che sebbene il parco colpito dagli attentatori fosse un bersaglio facile, le autorità non avevano previsto nessun allarme imminente per il rischio di attacchi terroristici. "Le parole non possono descrivere la nostra agonia nel vedere gli occhi dei nostri figli nel sangue a accusa di una tacco di codardi", ha detto il premier Sharif, aggiungendo che coloro che compiono simili azioni terroristiche "non sono degne di essere definite esseri umani". Anche il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, si è detto "addolorato" per le vittime.

 



 

La minoranza cristiana in Pakistan ammonta a circa l'1,6 per cento della popolazione, la seconda per grandezza dopo gli Hindu. La maggior parte di loro risiede a Karachi e all'interno del Punjub. Molti tra i cristiani del Pakistan si sono convertiti durante la dominazione britannica e sono discendenti di Hindu appartenenti alla casta bassa. La minoranza negli ultimi anni è diventata uno tra gli obiettivi principali dei terroristi islamici. Gli attacchi più sanguinari sono stati quelli del 2013 a Peshawar, dove due bombe uccisero circa 80 persone.