Biff Tannen e Donald Trump

Trump? Il cattivo di “Ritorno al Futuro”

Annalena Benini
Ecco perché Donald Trump ha sempre avuto un’aria famigliare, troppo famigliare, e nonostante l’assurdità estetica, nonostante i capelli e la polemica sulle dita delle mani, troppo corte e indicative di altre segrete piccolezze, c’è qualcosa in lui di paradossalmente grande. Il motivo è un film, anzi una trilogia.

Ecco perché Donald Trump ha sempre avuto un’aria famigliare, troppo famigliare, e nonostante l’assurdità estetica, nonostante i capelli e la polemica sulle dita delle mani, troppo corte e indicative di altre segrete piccolezze  (così che il suo slogan: “Make America great again” è stato parodiato e trasformato in “Make my finger longer again”), c’è qualcosa in lui di paradossalmente grande. Il motivo è un film, anzi una trilogia, il motivo ha a che fare con la nostra giovinezza, Michael J. Fox e le macchine del tempo. Nessuno che sia passato anche fugacemente sul pianeta terra ignora “Ritorno al Futuro”, di Robert Zemeckis:  lo scorso ottobre si sono celebrati i trent’anni di questo culto del cinema anni Ottanta, e Donald Trump era già lì, anche se noi non lo sapevamo. Guardavamo Biff Tannen, il cattivo, il bullo, il biondastro corpulento che maltrattava il futuro padre di Marty McFly (“Pronto McFly, c’è nessuno in casa?”, bussandogli sulla testa con le nocche delle dita), ci affezionavamo a quella pettinatura e a quella cattiveria, nei decenni, non immaginando che il suo personaggio fosse totalmente ispirato, già nel 1985, a Donald Trump, “the nominee”, come lo chiama con terrore Drudge Report.

 

Lo sceneggiatore di  “Back to the Future”, Bob Gale, ha detto: “Stai scherzando? Certo che pensavamo a Donald Trump quando abbiamo fatto il film”. E ha indicato una scena inequivocabile, in “Ritorno al Futuro parte seconda”: Biff Tannen è diventato mostruosamente ricco e potente, grazie alla macchina del tempo ha rubato un almanacco dal 2015, con cinquant’anni di risultati sportivi, è tornato nuovamente indietro nel tempo e si è dato alle scommesse, vincendole tutte. Adesso, nel 1985, ha cambiato il suo destino di lavatore e lucidatore di automobili, è proprietario di un folle albergo con casinò (che richiama per enormità il Trump Plaza Hotel), ha avuto molte mogli e molte donne, anche Marilyn Monroe, è più che mai arrogante e Michael J. Fox entra nel suo pacchianissimo appartamento mentre Biff è nella vasca idromassaggio con due ragazze, pieno di catene d’oro al collo.

 

[**Video_box_2**]Michael J. Fox gli dice: “Dobbiamo parlare”, nomina l’almanacco e Biff/Trump caccia le ragazze. Indossa una terrificante vestaglia di seta e va nel suo ufficio, proprio sotto un enorme minaccioso ritratto di se stesso (che nasconde una cassaforte). In quella scena, in cui Michael J. Fox e Biff (interpretato sempre da Thomas Francis Wilson) discutono e Biff si mette in posa sotto il ritratto, come per raddiopparsi, lo sceneggiatore di “Ritorno al Futuro” ha voluto descrivere proprio il Donald Trump di trent’anni fa. Per il quale lui e il regista, Zemeckis, avevano immaginato anche un sogno politico, oltre a un riporto biondo: in cima a quel casinò da 27 piani (il Trump Plaza è di 37) voleva trasfomare Hill Valley, California, in un deserto distopico e senza legge dove regna il teppismo. Biff voleva essere chiamato “il più grande eroe folk americano vivente”. Megalomane, arrogante, furbo, violento, Biff è irresistibile, fin dalla prima scena della trilogia, quando, nel 1955, studente fannullone e bullo, entra nel fast food e chiede a George McFly, timido e remissivo, se gli ha fatto i compiti che gli ha ordinato. Camicia rossa aderente, codazzo di seguaci. Senza Biff, senza il cattivo a cui ribellarsi, non avrebbe avuto senso l’idea della macchina del tempo come modo di cambiare i destini del mondo. Rendendo inoffensivo Biff, Michael J. Fox salva anche l’America, oltre a se stesso. Combattendo contro Biff Tannen, Michael J. Fox si assicura, nel passato, che in futuro nascerà, verrà al mondo, e infatti dice ai suoi futuri genitori: “Ah, un’altra cosa, se doveste avere dei figli e uno di loro a otto anni desse fuoco senza volere al tappeto del salotto… siate buoni con lui”. Senza i cattivi i buoni sono così noiosi. Senza Biff Tannen e la sua pettinatura e i suoi piani di conquista, “Ritorno al Futuro” non sarebbe diventato così fondamentale nei film di formazione. Quindi grazie, signor Trump.

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  • Annalena Benini
  • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.