Il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi con il presidente russo Vladimir Putin al Cairo (foto LaPresse)

Così l'intervento russo in Siria divide i paesi arabi

Luca Gambardella
Arabia Saudita da un lato ed Egitto dall'altro: a chi piace (e a chi meno) la campagna militare di Putin a Damasco
Giovedì scorso, poche ore prima che gli aerei militari russi cominciassero a bombardare in Siria, il ministro degli Esteri dell’Arabia Saudita Adel al Jubeir aveva ribadito ai media che “non c’è futuro per Bashar el Assad in Siria”. Sabato, anche l’Egitto ha rilasciato la sua prima dichiarazione ufficiale sulla campagna militare russa e il ministro degli Esteri Sameh Shoukry ha commentato all’emittente araba al Arabiya che le operazioni militari di Mosca servono a “limitare il terrorismo in Siria e a sradicarlo”. La decisione del presidente russo Vladimir Putin di intervenire e schierarsi al fianco del presidente Assad, difeso solo dall’Iran e da Hezbollah in tutta la regione, è stata accolta con rabbia dall’Arabia Saudita. Dal 2011, Riad ha sostenuto i ribelli contro l’esercito siriano e ha sempre ripetuto che l’obiettivo della guerra è la destituzione del presidente alawita. “Ciò che è chiaro all’Arabia Saudita e ai suoi alleati è che l’intervento militare di Russia ed Hezbollah porterà ancora più sangue e instabilità nell’area”, ha detto al Guardian Mohammed Alyahya, ricercatore al King Faisal Centre for Research and Islamic Studies di Riad. Riad potrebbe ora aumentare gradualmente gli aiuti militari ai ribelli siriani mentre l’ipotesi di un intervento di terra resta una prospettiva lontana. L’Arabia Saudita, insieme con un’ampia coalizione di paesi arabi, sostiene già una campagna molto dispendiosa di risorse economiche e militari in Yemen. A Sanaa è in corso un confronto sanguinoso (oltre duemila morti in pochi mesi) tra l’Iran, che appoggia la setta sciita degli Houthi, e i paesi sunniti del Golfo.

 

Lasciati soli dalla politica del disimpegno americano nella regione, i sauditi devono prepararsi così alla “guerra santa” in Siria, scrive al Quds al Arabi, un quotidiano in lingua araba basato a Londra. La chiesa russa ortodossa ha dato la sua benedizione alla campagna militare di Putin a Damasco, dove i cristiani sono tradizionalmente considerati il braccio destro di Assad. L’alleanza con le milizie sciite di Hezbollah, scrive al Quds, “ha provocato reazioni religiose e politiche, tra cui quelle dell'Associazione degli studenti musulmani in Libano e dei Fratelli musulmani siriani che hanno considerato un dovere legittimo il jihad contro l'occupazione russa della Siria”. Una dichiarazione congiunta di 52 intellettuali e membri del clero saudita esorta all’unione in un fronte unico degli oppositori siriani, includendo anche gli estremisti islamici, per accogliere “la chiamata al jihad” contro l’invasore cristiano.

 

[**Video_box_2**]D’altra parte, l’Egitto ha espresso il proprio sostegno all’intervento militare russo. Il presidente Abdel Fattah al Sisi ha già visitato Mosca quattro volte dal 2013 e Putin ha sottoscritto svariati accordi commerciali con il Cairo. Ciò che impedisce a Sisi di intervenire in Siria con uomini e mezzi al fianco di Assad sono i debiti contratti con l’Arabia Saudita e che ammontano a diversi miliardi di dollari. Il presidente egiziano allora si limita a rilasciare dichiarazioni molto calde in favore di Assad, subito rilanciate dalla stampa egiziana.

 

Ora però le tensioni con l’Arabia Saudita, fino a pochi mesi fa alleata dell’Egitto contro l’estremismo e i Fratelli musulmani, aumentano. Il 23 settembre, mentre Putin avviava le operazioni militari in Siria, si è verificata un’inattesa querelle diplomatica tra Riad e il Cairo. Yusuf al Qaradawi, uno dei leader dei Fratelli musulmani, è volato in Qatar per congratularsi con l’ambasciatore dell’Arabia Saudita in occasione della Festa nazionale saudita. La diffusione della foto (a sinistra) del leader del movimento islamista fuori legge (i Fratelli musulmani in Egitto sono stati banditi da Sisi) ritratto insieme con l’ambasciatore di un paese considerato alleato dell’Egitto nella guerra al terrorismo ha generato grandi polemiche. Richard Spencer ha scritto sul Telegraph che il disgelo tra l’Arabia Saudita e la Fratellanza indica che il fronte che si oppone al blocco sciita composto dall’Iran, dalla Siria di Assad e da Hezbollah, si va allargando. E che l’intervento russo può solo inasprire il confronto tra Riad e Teheran nella regione.

  • Luca Gambardella
  • Sono nato a Latina nel 1985. Sangue siciliano. Per dimenticare Littoria sono fuggito a Venezia per giocare a fare il marinaio alla scuola militare "Morosini". Laurea in Scienze internazionali e diplomatiche a Gorizia. Ho vissuto a Damasco per studiare arabo. Nel 2012 sono andato in Egitto e ho iniziato a scrivere di Medio Oriente e immigrazione come freelance. Dal 2014 lavoro al Foglio.