Benjamin Netanyahu (foto LaPresse)

“Arrestare Benjamin Netanyahu”

Redazione
Cosa ci dicono i centomila che hanno firmato la petizione inglese

Centomila cittadini britannici hanno firmato una petizione per far arrestare per “crimini di guerra” il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, che a settembre si recherà a Londra in visita ufficiale. Qualsiasi cittadino britannico può lanciare una petizione sulla piattaforma del governo, costringendo Downing Street a rispondere pubblicamente che “i capi di stato stranieri in visita in un altro paese godono di immunità e dunque non possono essere arrestati”. Ovviamente si tratta di una petizione senza conseguenze reali per Netanyahu e il suo staff, ma che getta luce sulle correnti profonde di disprezzo e inimicizia per Israele che covano persino in un paese civile come l’Inghilterra. E poi non è neppure così fuori dalla realtà.

 

Il ministro della Difesa israeliano, Moshe Yaalon, ha cancellato una visita a Londra per paura di essere arrestato con l’accusa di “crimini di guerra”. Gli israeliani devono potersi muovere in Europa, viaggiare e lavorare; queste petizioni hanno l’obiettivo di intimidire lo stato ebraico. Giorno dopo giorno, Israele diventa sempre più debole. L’ex ministro Avi Dichter ha rinunciato a partecipare a una conferenza londinese sul processo di pace per non rischiare di essere arrestato. E il generale Aviv Kochavi progettava di andare in Gran Bretagna per dei corsi di una accademia militare, ma ha rinunciato per paura di essere arrestato. Gerald Steinberg, direttore di Ngo Monitor, ha spiegato che è una guerra legale che parte dalla “strategia Durban”: “Israele per gli attivisti è come il Sudafrica dell’apartheid e i suoi criminali di guerra non devono essere parte della società globale”. E’ più facile disfarsi di uno stato paria.