Saud al Faisal

E' morto al Faisal, il gran burattinaio della diplomazia saudita

Redazione
E' stato il ministro degli esteri più longevo della storia, e non soltanto di quella saudita. Una delle sue ultime iniziative è stato l’invito al ministro degli esteri iraniano, Javad Zarif, a visitare Riad, un gesto di apertura nei confronti del nemico giurato

Saud al Faisal, il ministro che per quarant’anni ha guidato la diplomazia saudita, è morto. Aveva 75 anni. La notizia è stata confermata da uno dei suoi nipoti all’agenzia Afp. Figlio del re Faisal, morto nel 1975, pochi mesi prima che il giovane venisse nominato ministro degli esteri, nell’aprile di quest’anno ha chiesto al re di essere sollevato dall’incarico per via di un mal di schiena cronico e di un evidente tremolio alle mani che aveva messo in allarme il suo entourage. Alle sue dimissioni era il ministro degli esteri più longevo della storia, e non soltanto di quella saudita. Una delle sue ultime iniziative prima di lasciare il posto è stato l’invito al ministro degli esteri iraniano, Javad Zarif, a visitare Riad, un gesto di apertura nei confronti del nemico giurato dell’area arrivato proprio all’apertura dei colloqui di Vienna.

 

Faisal ha visto e affrontato una lunga serie di crisi e rivolgimenti nell’area, dalle guerre fra Israele e Libano a quella fra Iraq e Iran negli anni Ottanta, fino all’operazione Desert Storm e all’invasione americana dell’Iraq nel 2003. La primavera araba, la guerra civile in Siria e l’ascesa dello Stato islamico sono stati gli ultimi dossier che ha avuto fra le mani. Nel 2012 si è dichiarato con decisione a favore della fornitura di armi ai ribelli siriani che si battevano contro il regime alawita di Assad, protetto da Teheran e dal blocco sciita.

 

Laureato a Princeton e perfettamente a suo agio nei contesti della diplomazia occidentale, Faisal ha lavorato a stretto contatto con le amministrazioni americane che si alternavano mentre il potere saudita rimaneva immutato.

 

Non sono mancate le turbolenze. Nel 2004 ha detto che il rapporto con gli Stati Uniti è come un “matrimonio islamico”, nel quale l’uomo può avere diverse mogli purché le tratti in modo dignitoso. Una relazione speciale, ma non esclusiva. A più riprese ha detto che la politica estera americana è stata la causa dell’incremento di potere del regime di Teheran, ed è stato testimone del lento processo di declino del suo paese per quanto riguarda le esportazioni petrolifere, la pietra angolare dell’alleanza siglata da Franklin Delano Roosevelt e Abdulazziz Ibn Saud alla fine della Seconda guerra mondiale.

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