Una protesta sindacale in America

I ferocissimi giornali online americani adesso vogliono Landini

Eugenio Cau
I giornalisti del magazine digitale Salon vogliono sindacalizzarsi. Il mese scorso lo hanno fatto i reporter di Gawker. Perché gli araldi dell'immediatezza di internet adesso vogliono dei mediatori?

A metà della prima stagione di House of Cards Zoe Barnes, giornalista ambiziosa e giovane, lascia il giornale di cui è reporter, il paludato Washington Herald (riproduzione fedele del Washington Post) per lavorare a Slugline, sito di news agilissimo e appena fondato. Il passaggio da una redazione all’altra è notevole per Zoe. Via le scrivanie, via i loculi e gli uffici separati per i caporedattori, via la gerarchia e l’etichetta di redazione: a Slugline i reporter lavorano su tavoli comuni, seduti in poltrona o sbattuti per terra con il loro portatile. C’è libertà, anarchia, i reporter di Slugline prima pubblicano la news, che deve finire online immediatamente per battere la concorrenza, e soltanto dopo la fanno vedere al loro direttore. Sono squali inconsapevoli o sprezzanti delle regole, il cui unico obiettivo è arrivare per primi sulla preda. Slugline vorrebbe essere il prototipo di molte testate online che in America insidiano i giornali tradizionali. Redazioni in cui i reporter sono giovanissimi e feroci, in cui tutto ti aspetteresti di trovare tranne che un rappresentante sindacale.

 

Ma circa un mese fa i giornalisti di Gawker, che del giornalismo online agile e feroce è uno dei capostipiti, hanno votato in stragrande maggioranza per sindacalizzare la redazione. Questa settimana i loro colleghi di Salon, magazine online di orientamento liberal e famoso per le sue opinioni tranchant, hanno seguito l’esempio e votato in massa per costituirsi in sindacato. Le due redazioni formeranno un sindacato collegato alla Writer's Guild of America, l’organizzazione tradizionale dei giornalisti americani. In America, è la prima volta che delle testate esclusivamente digitali si affidano alle vecchie Union.

 

Cosa succede agli squali dell’online? Perché gli araldi della disintermediazione nei media ora sentono il bisogno di uno strumento farraginoso e novecentesco come il sindacato, e i fautori dell’immediatezza di internet desiderano mediatori, rappresentanti, riunioni sindacali, elezioni interne, negoziati e vertenze? I giornalisti di Salon sono entusiasti della novità: nella sindacalizzazione, hanno scritto in un comunicato, “vediamo un’opportunità per aiutare a stabilire standard e pratiche nel giornalismo online. E’ un momento eccitante nel nostro settore, e vogliamo che Salon sia in prima linea nel cambiamento”.

 

[**Video_box_2**]Eppure il cambiamento, soprattutto nel mondo di internet, di solito significa innovazione, la creazione di strumenti nuovi e capaci di creare rapporti che prima non esistevano, non certo l’affidamento a soluzioni certo venerabili ma, per realtà nuove e fluide come una redazione online, difficilmente utili. E’ comprensibile che man mano che le realtà nuove dei media su internet si stabilizzano (e i giovanissimi giornalisti smettono di essere giovanissimi e iniziano a preoccuparsi per il loro futuro), si senta il bisogno di una qualche forma di garanzia. Ma è difficile pensare a Landini in quota Silicon Valley.

  • Eugenio Cau
  • E’ nato a Bologna, si è laureato in Storia, fa parte della redazione del Foglio a Milano. Ha vissuto un periodo in Messico, dove ha deciso di fare il giornalista. E’ un ottimista tecnologico. Per il Foglio cura Silicio, una newsletter settimanale a tema tech, e il Foglio Innovazione, un inserto mensile in cui si parla di tecnologia e progresso. Ha una passione per la Cina e vorrebbe imparare il mandarino.