Il cinismo dei giornali

Maurizio Crippa
Nel giorno che non passerà alla storia del giornalismo per l'infortunio del quotidiano Leggo, cui è sfuggita in stampa una pagina in bozza, col titolo-bozza “Pezzone sulla Rubentus” – quei titoli finti e cazzoni in attesa di quelli veri che facciamo in tutte le redazioni, e a volte sono meglio dei d

    Nel giorno che non passerà alla storia del giornalismo per l’infortunio del quotidiano Leggo, cui è sfuggita in stampa una pagina in bozza, col titolo-bozza “Pezzone sulla Rubentus” – quei titoli finti e cazzoni in attesa di quelli veri che facciamo in tutte le redazioni, e a volte sono meglio dei definitivi – il sito di gossip Gawker ha “sconcertato la rete” (perbacco!) con un’altra, banale, normalità del giornalismo: due vecchie foto scattate nella redazione del New York Times in cui i giornalisti mimano con cinismo e goliardia due gravi stragi, notizie della cronaca di quei lontani giorni. Cinismo e senso dell’universale inutilità sono da sempre garanzia di buon giornalismo. Ma l’editore del Nyt, Arthur Sultzberger jr., s’è ritenuto obbligato al solito comunicato a culo di gallina: “Queste foto sono di cattivo gusto, non rispecchiano i valori”. Il caposervizio esteri del Nyt di allora, Bill Keller, riconosciuto in una delle foto, s’è invece irritato: “Questo è ciò che i giornalisti facevano con i loro impulsi infantili prima che esistesse Gawker”. Risposta sbagliata. Non è colpa di Gawker, è che c’è sempre un cretino in agguato sul web che pretende l’innocenza dei media. E crede di essere innocente.

    • Maurizio Crippa
    • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

      E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"