I cinesi lo fanno meglio

Paola Peduzzi
La notizia sull’hackeraggio statunitense dell’Nsa è sempre stata fortemente esagerata. Quel che manca è qualcosa di cui parlare. In questo sono fortissimi gli altri, i non alleati, quelli che spiano noi e lo fanno per renderci tutti quanti, potenti e no, ricattabili.

Gli americani continuano a essere ben poco amati, spioni come sono, i francesi minacciano chissà quale vendetta dopo che hanno scoperto di essere stati hackerati, Barack Obama ha telefonato al capo dell’Eliseo, François Hollande, rassicurandolo (si intercettassero queste, di conversazioni), mentre tutto il mondo si unisce in un coro antiamericano banale e liberatorio. La notizia sull’hackeraggio statunitense dell’Nsa è sempre stata fortemente esagerata, quel che manca, come abbiamo già spiegato, è qualcosa di cui parlare, un pettegolezzo, una verità svelata sugli affari di cuore dei leader globali. In questo sono fortissimi gli altri, i non alleati, quelli che spiano noi e non lo fanno per sapere se c’è stato un vertice segreto tra socialdemocratici sul futuro di Atene, ma per renderci tutti quanti, potenti e no, ricattabili. Shane Harris ha raccontato sul Daily Beast che l’ultimo hackeraggio ai danni del governo americano, quello che è stato definito il più devastante della storia, anche se sappiamo che è un record che sarà presto infranto, ha creato una falla nella vita di diciotto milioni di dipendenti statati. 

 

I cinesi – presumibilmente sono loro gli autori del cyberattacco – sono ora in possesso di informazioni sugli amanti dei funzionari americani, sanno se si drogano o se sono alcolizzati, se hanno debiti o buttano via tutti i soldi nei casinò, se il matrimonio va male e se sono dei criminali. Gli hacker sono entrati infatti nelle cosiddette “adjudication information”, che sono in sostanza i dossier a disposizione dello stato riguardo i propri dipendenti. Poiché buona parte di questi dipendenti lavorano nelle agenzie per la sicurezza e l’intelligence, queste informazioni sono sempre state segrete, a volte anche solo sapere il nome di una spia rischia di rovinare lavori di anni, figurarsi se non solo sai il nome, ma anche chi è il suo amante.

 

[**Video_box_2**]Tutti i questionari compilati in trent’anni potrebbero essere stati compromessi, e per chi è in missione questi dossier implicano anche colloqui con la macchina della verità, alla quale è vero si può mentire, ma devi avere motivazioni forti per farlo, oltre che un training molto speciale. Così mentre noi siamo qui a inveire contro l’Nsa e il grande fratello americano, i cinesi o i russi ridacchiano sfogliando pagine e pagine di segreti. Loro sì che sanno come si hackera davvero, e come si spezza un cuore.

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  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi