La ministra dell'Istruzione francese Najat Vallaud-Belkacem

Le borse di studio ai migliori studenti sono "elitiste", dice il governo socialista in Francia

Mauro Zanon
La ministra Belkacem dimezza le borse per gli studenti perché aiutare i più meritevoli non favorisce "la riuscita per tutti". Follie dell'egalitarismo.

Parigi. Ci avevano provato a luglio 2014 con una fredda circolare ministeriale: basta borse di studio al merito per gli studenti borsisti su criteri sociali che ottengono la menzione “très bien”, cioè il massimo, al baccalauréat (la nostra maturità) e al termine della licence (la nostra laurea triennale). Ma a febbraio di quest’anno la borsa era stata ristabilita, in seguito alle forti pressioni provenienti tanto dalla politica quanto dall’universo scolastico e dalle famiglie. L’esecutivo socialista sembrava aver ceduto definitivamente, la ministra dell’Istruzione Najat Vallaud-Belkacem, grande promotrice dell’ennesima crociata imbevuta di ideologia, dava l’impressione di essersi convinta: meglio scartare questo dossier, che di grattacapi, qui a rue de Grenelle, ce ne sono fin troppi. E invece no, a distanza di un anno, i gli anti merito ci riprovano, edulcorando l’obiettivo, ma mostrandosi più accaniti che mai.

 

Lo scorso 28 maggio, in totale discrezione – alla stregua della contestatissima riforma scolastica il cui decreto è stato pubblicato di notte – appare sulla Gazzetta Ufficiale un decreto che prevede il dimezzamento della borsa al merito, da 1800 euro a 900, per gli studenti che otterranno il loro baccalauréat nel 2015. Il dispositivo, che permetteva agli studenti più brillanti provenienti dai quartieri svantaggiati di continuare senza problemi i loro studi – quest’anno sono tra i settemila e gli ottomila i giovani coinvolti –, è visto dalla gauche come il simbolo dell’“elitismo repubblicano”, e per questo, visto che non si può ghigliottinare, va azzoppato. “Il potere d’acquisto dei nostri genitori non si è moltiplicato per due! Siamo preoccupati e arrabbiati”, ha attaccato Antoine Vermorel, studente di Sciences Po e portavoce dell’associazione “Touche pas à ma bourse”, creata nel 2014 per federare sul web e in particolare sui social network i difensori della borsa al merito contro le offensive della gauche. “La diminuzione del montante della borsa al merito? È un’eventualità alla quale non avevamo nemmeno pensato. Non capisco questo accanimento in nome dell’egualitarismo”, ha detto Henri de Beauregard, avvocato di “Touche pas à ma bourse”, sconcertato per la mossa del ministero dell’Istruzione.

 

Per la Belkacem, la borsa al merito è “meno efficace” per “la riuscita di più studenti possibili” che un aumento del numero degli studenti borsisti su criteri sociali. Che non è altro che la stessa logica perversa che ha portato il governo socialista a ribattezzare i “convitti dell’eccellenza”, creati sotto la presidenza di Sarkozy per riunire gli studenti più brillanti in un unico edificio, ai “convitti della riuscita per tutti”. Il dimezzamento delle borse al merito ha infiammato ieri l’Assemblea nazionale e continuerà a essere un tema caldo nei giorni a venire. La destra neogollista ha attaccato la “misura ideologica” del governo, che ha come “nemico” l’eccellenza, e a sinistra la mossa di rue de Grenelle non ottiene l’unanimità dei consensi. Bruno Le Roux, capogruppo Ps all’Assemblea nazionale, ha giudicato il dimezzamento della borsa al merito un “cattivo simbolo”.

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