Le scuse di Obama per la morte di Lo Porto

Ai confini di una guerra

Domande difficili sugli strike con i droni che hanno ucciso i due ostaggi

Daniele Raineri
Obama si prende la responsabilità per uno sbaglio della Cia: bombardata la casa dove al Qaida teneva Lo Porto. Colpiti due qaidisti americani.

Roma. La Casa Bianca ha ammesso che due ostaggi occidentali di al Qaida sono morti per sbaglio a gennaio a causa di un bombardamento di droni contro una casa del gruppo terrorista in Pakistan, vicino al confine con l’Afghanistan. Uno è Giovanni Lo Porto, un cooperante arrivato dall’Italia, rapito in Pakistan nel gennaio 2012 e cercato attivamente dall’intelligence italiana – che non abbandona mai i sequestrati all’estero. Assieme a Lo Porto è stato ucciso Warren Weinstein, un dottore americano rapito l’anno prima.

 

Il governo americano afferma che la Cia teneva la casa bombardata sotto stretta sorveglianza, anche con osservatori a terra e specialmente nei giorni prima del bombardamento, e di avere ricevuto soltanto pochi giorni fa la conferma di avere ucciso i due ostaggi. Assieme a Lo Porto e Weinstein il bombardamento ha ucciso anche Ahmed Farooq, un leader di al Qaida con passaporto americano. In uno strike successivo un missile ha ucciso anche Adam Gadahn, un californiano che da tempo era diventato per antonomasia “il volto americano di al Qaida”, anche se non è chiaro quale fosse il suo grado all’interno dell’organizzazione.

 

Il presidente Barack Obama ha tenuto un breve discorso per annunciare la morte dei due ostaggi “nella nebbia della guerra” – the fog of war, un modo di dire per spiegare che in guerra la comprensione delle cose è annebbiata – e per dire che “non ci sono parole per esprimere il dolore per la perdita. Mi assumo la piena responsabilità”. La notizia apre tuttavia un problema per la sua Amministrazione.

 

Il testo della dichiarazione della Casa Bianca specifica che la Cia non conosceva né la presenza dei due ostaggi (plausibile: perché avrebbero dovuto essere visibili?) né la presenza dei due membri americani di al Qaida. Questa ricostruzione – che potrebbe essere veritiera al cento per cento – evita alla Cia e alla Casa Bianca una quantità spinosa di problemi di natura legale, perché l’uccisione deliberata di cittadini americani all’estero solleva dubbi costituzionali. Nel febbraio del 2014 un articolo del New York Times raccontò che dentro l’Amministrazione c’era un dibattito legale sulla possibilità di uccidere un membro di al Qaida nato in Texas, Abdullah al Shami, individuato fra i monti dell’Afghanistan. Nel discorso Obama non parla mai di bombardamenti con i droni, ma di generiche “operazioni antierrorismo” e non cita la data e il luogo esatto dello strike, limitandosi a indicare “le regioni tribali tra Pakistan e Afghanistan”

 

Se l’obiettivo del bombardamento in cui è morto Lo Porto fossero stati i militanti  americani, sarebbe stato necessario un procedimento speciale di autorizzazione che a gennaio invece non è stato chiesto. Quindi anche loro erano in quel luogo all’insaputa dell’intelligence americana. Se la Cia sorvegliava così attentamente la casa come si è detto, perché adesso è costretta ad ammettere che non conosceva almeno quattro delle persone uccise nel bombardamento? E se l’intelligence ravvicinata in quell’area era così attendibile da autorizzare un bombardamento con i droni su una casa di al Qaida, perché sono stati necessari tre mesi per avere la conferma della morte dei due ostaggi? Se invece il bombardamento è stato autorizzato anche senza informazioni certe al cento per cento nella speranza di colpire un leader di alto livello, chi era questo leader?

 

La campagna americana con i droni contro i terroristi è considerata una debolezza dell’Amministrazione Obama perché ci sono questioni irrisolte sulle morti di civili sotto i missili e sull’effetto controproducente dei bombardamenti, che tra le altre cose creano nuove reclute per i gruppi estremisti. Il presidente nel maggio 2013 ha fatto un lungo discorso per spiegare e giustificare l’uso dei droni. Da allora, secondo indiscrezioni, si pensa a trasferire al Pentagono le campagne con i droni, quindi togliendole alla Cia che può agire con meno responsabilità grazie al suo profilo più segreto. Proprio per questo motivo, da un anno i bombardamenti americani in Somalia sono stati affidati in via sperimentale ai militari. Nell’ambito di questo cambiamento (o forse per un altro motivo?) il capo del programma droni della Cia in Pakistan, un convertito all’islam che ha fama di essere un entusiasta degli attacchi con i droni, è stato rimosso dall’incarico a marzo.

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  • Daniele Raineri
  • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)