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Editoriali
La gran svolta nucleare di Starmer. Lezioni per l'Italia
Il governo laburista stanzia 11,5 miliardi per di sterline per sostenere la nuova centrale nucleare di Sizewell C, che si aggiungono ai circa sei miliardi già messi a disposizione
Il ritorno al nucleare, in Gran Bretagna, è anche un ritorno dello stato imprenditore. Il governo laburista di Keir Starmer ha stanziato 11,5 miliardi di sterline per sostenere la nuova centrale nucleare di Sizewell C, che si aggiungono ai circa sei miliardi già messi a disposizione. Per la cancelliera dello Scacchiere, Rachel Reeves, è la “fine di anni di ritardi”, ma è anche la fine del modello di finanziamento privato dell’atomo: il precedente progetto, quello di Hinkley Point C, che pure beneficiava di un sostegno tariffario, si è trascinato tra allungamenti delle scadenze ed extracosti. Per la realizzazione del maxi-progetto da 3,2 gigawatt di Sizewell C Londra ha costituito una partnership con la francese Edf (che ne possiede il 15 per cento) e sta cercando investitori privati. Ma il modello di business si fonda sulla presenza diretta dello stato.
Starmer da un lato restituisce all’energia una forte dimensione pubblica, dall’altro mette l’atomo al centro delle sue iniziative: Sizewell C si affianca ai 2,5 miliardi di sterline impegnate in un consorzio guidato da Rolls-Royce per lo sviluppo degli small modular reactor e altrettanti per la fusione. Per i fautori dell’energia atomica è una notizia agrodolce: il governo inglese si è convinto della necessità di questa tecnologia per coniugare sicurezza energetica e sostenibilità ambientale; però, trovare finanziamenti privati senza offrire garanzie e sostegno è apparentemente impossibile, almeno in Europa. E’ un’indicazione importante anche per il governo italiano, che sul tema ha lanciato segnali contrastanti, prima annunciando una legge delega per il nucleare, poi accantonandola dietro la formula pudica dell’approvazione “in esame preliminare”, infine aderendo all’Alleanza europea per il nucleare.
Il governo ha ottime ragioni per aprire al nucleare e altrettante per evitarlo (viste le complessità tecniche e politiche); può persino sostenere che la cosa migliore è farlo ma non in Italia. Ma dovrebbe anzitutto fare chiarezza. Per citare Nanni Moretti: Meloni, di’ qualcosa a favore del nucleare, o di’ qualcosa contro, ma di’ qualcosa!