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Editoriali

Il decreto sui taxi è acqua fresca

Redazione

Intenzioni giuste, misure insufficienti. Al settore manca una terapia choc

Per decenni comuni e governi hanno fatto a gara, sotto la pressione della lobby dei tassisti, per evitare di aumentare le licenze dei taxi. Ora pare, invece, che litighino per aumentarle: il governo, con il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, accusa i comuni di non voler fare i bandi; i comuni, con in testa il sindaco di Roma Roberto Gualtieri, criticano il testo perché inefficace per risolvere il problema. L’emergenza taxi, ormai evidente da mesi in maniera più drammatica del solito, ha costretto suo malgrado il governo a intervenire e a mostrarsi favorevole a una riforma del settore. Ma i provvedimenti contenuti nel decreto Asset sono del tutto insufficienti. La misura principale dà facoltà ai comuni di aumentare con una procedura semplificata del 20 per cento le licenze, in modo da risolvere in maniera strutturale la carenza di offerta.

Il problema, però, è che a differenza della procedura ordinaria che distribuiva il ricavato delle nuove concessioni taxi all’80 per cento ai titolari delle vecchie licenze come compensazione e al 20 per cento ai comuni, con la nuova procedura il 100 per cento dei fondi andrà ai tassisti. In questo modo non c’è alcun incentivo per i comuni, che già da sempre subiscono le pressioni contrarie dei tassisti, a bandire nuove licenze. Un’altra misura è una procedura semplificata per la “doppia guida”, ma storicamente la doppia guida non ha mai realmente funzionato né migliorato neppure marginalmente il problema. Infine è stata inserita la facoltà di rilasciare licenze aggiuntive stagionali, in vista di grandi eventi come le Olimpiadi o il Giubileo, per la durata massima di due anni: ma nessuno, o comunque pochissimi, fanno un investimento comunque importante come un taxi se l’orizzonte temporale è solo di qualche stagione e massimo per un biennio. Al settore dei taxi serviva una riforma, una terapia choc. Il decreto Asset  è invece solo una cura omeopatica: acqua fresca.

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