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Salvini rinnova la sua fede filorussa

Redazione

Tempi, parole e liste elettorali: tre indizi dell’antiatlantismo leghista

Lo ha già detto, è vero. Lo dice da anni: sempre uguale, sempre la stessa sinfonia. Nulla di nuovo, insomma, nell’ennesima condanna, da parte di Matteo Salvini, alle sanzioni nei confronti della Russia. Colpisce, semmai, la coincidenza temporale. Perché quelle dichiarazioni così sgangherate da indurre perfino Antonio Tajani a prenderne le distanze, il leader della Lega le ha ripetute, martedì, alla vigilia di una giornata doppiamente simbolica: i sei mesi dall’inizio dell’invasione russa, i ventun anni dall’indipendenza di Kyiv dall’Urss. Il tutto, peraltro, poche ore dopo che Dmitrij Suslov, un membro dell’intellighenzia del Cremlino, lanciava, in un’intervista al Corriere, il suo auspicio che un nuovo governo di destra a Roma possa migliorare le relazioni del nostro paese con Mosca. Salvini, peraltro, ha tentato di offrire all’estero l’immagine di un’Italia tentennante, sul fronte diplomatico, proprio mentre Mario Draghi partecipava a un summit internazionale in favore dell’indipendenza e della libertà dell’Ucraina (Crimea inclusa).

 

E non basta. Perché, se si volesse ancora un indizio per convincersi di avere trovato una prova, ecco che proprio due giorni fa, ufficializzando le liste elettorali, Salvini formalizzava la bocciatura dell’ala atlantista del suo gruppo parlamentare. Fuori Raffaele Volpi, già sottosegretario alla Difesa e presidente del Copasir; fuori Guglielmo Picchi, ex vice di Moavero Milanesi alla Farnesina; escluso anche Roberto Ferrari, capogruppo uscente nella commissione Difesa della Camera; relegato in posizione impossibile anche il varesino Matteo Bianchi. Se insomma scegliere la propria squadra significa anche, com’è ovvio, dare un indirizzo politico al proprio partito, allora va constatato che alla vigilia delle elezioni Salvini rinnova tutte le sue ambiguità in campo internazionale, annacquando la già opaca linea atlantica del Carroccio. In questo senso, dunque, le dichiarazioni filoputiniane sul fronte delle sanzioni sono perfino un atto di coerenza.

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