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Editoriali

Nove anni alla cestista americana Griner. Il metodo Putin e l'arma delle prigioni russe

Redazione

La Russia ha condannato la sportiva per trasporto illegale di droga. In cambio, gli Stati Uniti potrebbero consegnare Viktor Bout, un celebre trafficante di armi

Un giudice russo ha condannato a nove anni di carcere Brittney Griner, cestista americana, per possesso e trasporto illegale di droga. In primavera, la Griner era entrata in Russia per andare a giocare nella squadra di Ekaterinburg con meno di un grammo di olio di cannabis per la sigaretta elettronica. Due giorni fa, testimoniando prima della sentenza, la Griner aveva detto che non era sua intenzione infrangere la legge e si era scusata per il suo “errore”, chiedendo una pena più clemente.

 

L’accusa aveva chiesto dieci anni, ne ha presi nove, più una pena pecuniaria di un milione di rubli (circa 16 mila euro). Ora il suo futuro è nelle mani di Vladimir Putin, che sta valutando uno scambio di prigionieri con gli Stati Uniti, come ha annunciato il segretario di stato americano Antony Blinken. Nello scambio sarebbe coinvolto –  ma non ci sono conferme ufficiali – oltre alla Griner anche Paul Whelan, canadese con cittadinanza americana, in carcere dal 2018 e condannato dai russi a 16 anni di carcere per spionaggio.

 

In cambio gli Stati Uniti potrebbero consegnare Viktor Bout, uno dei più celebri trafficanti d’armi del mondo soprannominato “il mercante di morte”. Questo sarebbe lo “scambio”, che non ha nulla di equo e che comunque Mosca continua a trattare come una richiesta americana cui dare attenzione se, come e quando vorrà. E’ la dimostrazione, un’altra, del fatto che la Russia usa i negoziati come un’arma di ricatto non certo per trovare un terreno comune con l’America e i suoi alleati.

 

Quando Putin ha siglato l’accordo sul grano con patrocinio onusiano, il suo esercito ha bombardato dopo qualche ora il porto di Odessa da cui partono i cargo con il grano. Quando si è parlato di uno scambio di prigionieri di guerra, il suo esercito ha colpito il centro di detenzione di Olenivka, dove erano rinchiusi i prigionieri ucraini – e i prigionieri del battaglione Azov sono comunque trattati come terroristi. E’ il metodo russo: umiliare l’occidente, rinchiudere nelle proprie prigioni cittadini stranieri, e deciderne il destino.

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