Editoriali
I piani della nuova Cassa depositi e prestiti vanno a rilento. E il Pnrr non aspetta
Le strategie della Cdp di Scannapieco dovevano essere presentate a settembre e arriveranno a dicembre. Fare presto
Quando Dario Scannapieco, il primo giugno 2021, è stato nominato da Mario Draghi ad e direttore generale di Cassa depositi e prestiti sembrava che si delineasse una virata netta e urgente con il passato e un ruolo allineato con le priorità del Recovery plan europeo. Come Draghi, Scannapieco viene dall’Europa, ex vicepresidente della Bei ed ex presidente del Fondo investimenti europeo. A differenza dell’uscente Fabrizio Palermo, nominato in èra gialloverde, che nel dicembre 2018 aveva firmato il piano triennale precedente e teoricamente in vigore: prevedeva 83 miliardi di sostegno alle imprese, 25 per le infrastrutture e interventi in “grandi partecipazioni strategiche” non precisate. Il risultato è stato, come chiedeva il Mef, una dispersione di miliardi per salvataggi, e quanto alle grandi partecipazioni una sorta di interventismo pubblico dalle strade alle tlc, più le vecchie sirene di Alitalia.
Ma ora? I rumors riguardano più i disimpegni da settori che evidentemente strategici non erano (dagli hotel Forte a Webuild) che non l’intervento in altri. A cominciare dai più delicati come l’auto, non per tornare alle quattro ruote di stato ma per tutelare la filiera italiana in Stellantis alle prese con la transizione green e con l’attenzione crescente dello stato francese. Scannapieco, si dice, è impegnato a ridurre o razionalizzare il debito, visto che la Cdp è stata spesso chiamata a mettere soldi quasi fosse un fondo sovrano. Però manca un’indicazione di direzione, anche se è positivo che sia finora emersa la non direzione; esempio, il rifiuto di imbarcarsi in Ita. Come raffronto, per la Rai il piano e gli impegni sono stati enunciati, pur se l’attuazione avanza a fatica. Per la Cdp neppure enunciati (il piano strategico doveva essere presentato a settembre e arriverà a dicembre). Forse Draghi vuole sincronizzare l’agenda Cdp con l’agenda di Palazzo Chigi a sua volta sincronizzata con quella europea. Il che provoca qualche malumore nelle fondazioni bancarie, che hanno il 16 per cento della Cdp. Fare presto. Il Pnrr non aspetta.