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Ma quale condono?

Dietro la rateizzazione delle cartelle c'è un'arma decisiva: i nuovi poteri di riscossione

Giuseppe De Filippi

Le cartelle non verranno bruciate, né cestinate. La cosa più probabile, nei casi rilevanti per il fisco, è che invece a cinque anni di invecchiamento non ci arrivino, grazie ai nuovi strumenti di cui è stata dotata l'Agenzia delle entrate-riscossione

La notizia del falò (tra la festa pagana e la delegificazione in stile calderoliano) delle cartelle esattoriali al quinto anno di età appare fortemente esagerata. Non verranno bruciate, né cestinate, né triturate. La cosa più probabile, nei casi rilevanti per il fisco, è che, invece, a cinque anni di invecchiamento non ci arrivino. Il punto ha una sua delicatezza, perché comporta un reale cambiamento nell’ipersensibile mondo delle tasse e nel dolentissimo tasto della riscossione. L’Agenzia delle entrate-riscossione corrisponde alla vecchia Equitalia, logorata da anni di micidiale immagine pubblica e scaricata dagli stessi poteri politici che l’avevano istituita, ma tenuta in vita a vantaggio del funzionamento del sistema tributario e in generale dell’economia nazionale, con il nome cambiato e con la piccola civetteria del trattino prima della parola chiave.

Senza troppo clamore, dal cambiamento del nome in avanti e ora con la spinta ulteriore che arriva dalla riforma generale del fisco, l’agenzia ha affinato le sue capacità, sta assumendo personale specializzato, ha migliorato i sistemi di accertamento sulla situazione finanziaria dei contribuenti, ha a disposizione maggiori mezzi legali per incassare ciò che reclama. Il vecchio magazzino fiscale, cioè l’ammasso di cartelle decrepite con scritti sopra i famosi mille e più miliardi inesigibili, in queste nuove condizioni è diventato una palla al piede, un inutile impiccio, figlio di precedenti stagioni fiscali e dei diversi patti politici e sociali (è il caso di dire: accordi non dichiarati) con cui è stato amministrato il fisco italiano. Dalla stessa agenzia della riscossione e dalla sua sorella maggiore, l’agenzia delle entrate, sono venute più volte richieste di interventi per ridurre l’ingombro del magazzino storico. La riforma è la tipica occasione giusta, perché da sempre si associa all’idea di ripartenza, di tabula rasa da cui poi prendere le mosse per una nuova stagione.

E’ in questa fase che irrompe la notizia fortemente esagerata sull’evaporazione delle cartelle future (perché, in ogni caso, si parla di quelle di prossima emissione), mentre si è notata una minore attenzione per i nuovi, lunghi, tempi previsti per le rateizzazioni dei pagamenti, aspetto che, invece, è quello principale per chi professionalmente si occupa di fisco. “La riforma della riscossione – dice al Foglio Marco Cuchel, presidente dell’Associazione nazionale commercialisti – approvata in Consiglio dei ministri ora deve passare al vaglio delle commissioni parlamentari. La cosa positiva è che i contribuenti, in gran parte dei casi, avranno più tempo per regolarizzare la loro posizione, fino a un massimo di dieci anni, in rate mensili, dimostrando la propria momentanea difficoltà economica e finanziaria per il pagamento e si potrà chiedere solo di fronte a un importo rilevante di debito verso l’erario. Ma l’eliminazione delle cartelle va spiegata meglio rispetto a quanto alcuni hanno detto a caldo, perché si tratterà comunque di un ritorno delle cartelle agli enti da cui era partito il procedimento, quindi con nuove possibilità di accertamento e di maggiore approfondimento della capacità finanziaria del contribuente”.

Ma, a quanto si capisce, il momento importante nella vita delle cartelle non è il quinto lontanissimo anno, ma, più o meno, la nona settimana. “Sì, perché – dice ancora Cuchel – le procedure messe in atto dall’agenzia per il recupero dei crediti sono molto più aggressive in questi ultimi tempi, vediamo pignoramenti sui beni personali e sui conti correnti, atti impositivi che prevedono fermi amministrativi e pignoramenti verso terzi. Ora si va verso procedure ancora più veloci e, in molti casi, arriveranno già o almeno saranno a disposizione dell’agenzia trascorsi sessanta giorni dalla scadenza della cartella. Per i contribuenti ci sarà meno tempo per poter sanare la propria posizione, anche chiedendo la rateizzazione”. Tutto comprensibile e anche apprezzabile, in nome dell’efficienza della macchina fiscale e dello stesso funzionamento del patto tra stato e contribuenti, e, probabilmente, i dati dei prossimi anni indicheranno un miglioramento parallelo nell’adesione spontanea dei contribuenti, nella qualità e quantità degli accertamenti e nella riscossione. Solo l’evocazione della parola condono, in questo quadro, sembra, come per la morte delle cartelle, un tantino esagerata.

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