Giorgia Meloni - foto Ansa

Editoriali

Il grande rimosso di Meloni: tre ore di conferenza, zero politica industriale

Redazione

Ilva, automotive ed edilizia sono le grandi assenti nell'appuntamento di inizio anno della premier con la stampa

Si è parlato di tutto nella lunghissima conferenza stampa di Giorgia Meloni. Molta politique politicienne, molta cronaca anche spicciola e giudiziaria, parecchia politica di bilancio tra promesse di ridurre le tasse tagliando le spese (una novità, perché finora gli impegni presi tra cuneo fiscale e riduzione delle aliquote sono tutti a debito) e privatizzando Poste e Ferrovie (o meglio, cedendo sul mercato una loro quota). Però, in quelle tre ore con 42 domande e risposte, non ha fatto capolino la politica industriale che pure è tornata in voga con questo governo. I dossier aperti non mancano: dall’acciaio all’edilizia per non parlare dell’automobile. Prendiamo l’Ilva. Probabilmente già lunedì verrà firmato a Palazzo Chigi (non al ministero delle Imprese e del Made in Italy) l’accordo per nazionalizzare l’acciaieria: il Tesoro dovrebbe versare un miliardo e 320 milioni di euro per prenderne il controllo. ArcelorMittal esce, più o meno gradualmente. Cosa ne farà lo stato tornato padrone? Gli impianti verranno sbloccati, torneranno a produrre liberamente, quanto e come?

 

 

Non è che la premier dovesse presentare il piano industriale, ma mentre con la destra si “privatizza” con la sinistra si statalizza. Sciogliere il grande imbroglio del Superbonus è una operazione di pulizia contabile e persino morale. Tuttavia il mondo delle costruzioni, drogato dal 110 per cento, adesso viene colpito da una crisi di astinenza. Bisogna intervenire e come? Altri sussidi, altri bonus che rientrano dalla finestra? C’è poi la sfida forse più difficile: l’automotive. Il primo febbraio il ministro Adolfo Urso presiederà il tavolo Stellantis e forse si capirà che cosa hanno intenzione di fare il gruppo, di fatto monopolista in Italia, e il governo, il quale annuncia una consistente rottamazione a spese anche questa del contribuente. La questione è ancor più vasta perché è coinvolta l’intera filiera che verrà scompaginata dalla svolta elettrica. La conferenza di inizio anno non era la sede per entrare nei dettagli, eppure il silenzio questa volta pesa come il piombo.

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