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Redazionale

L'accordo Gcap dell'Italia con Regno Unito e Giappone è un'occasione di sovranità tecnologica

Mariarosaria Marchesano

Il Global combat air programme non è solo un nuovo sistema di alleanze internazionali. "Si tratta di uno dei programmi più sfidanti e avveniristici per l’industria dell’aerospazio, difesa e sicurezza". Colloquio con Guglielmo Maviglia (Leonardo)

Quando si pensa a un aereo-caccia, si immagina subito uno strumento ad uso esclusivamente militare lontano dalla vita quotidiana dei cittadini. Se, però, questo caccia diventa una super piattaforma tecnologica in grado di dialogare contemporaneamente con i cinque domini – aria, terra, mare, spazio e cyber – si capisce che la quantità di innovazione necessaria per realizzarlo è tale che non può non avere un impatto sulla vita civile e industriale del paese. Ed è quello che sta succedendo con Gcap (Global combat air programme), il progetto che il gruppo Leonardo ha avviato con Regno Unito e Giappone proiettando l’Italia in un nuovo sistema di alleanze internazionali.

“La difesa non è un concetto astratto e altre volte  è capitato che grazie alla ricerca che si sviluppa in questo ambito nascano dei  cambiamenti epocali, com’è successo con internet – dice al Foglio Guglielmo Maviglia, direttore del programma Gcap di Leonardo – In questo caso, il settore della difesa sta offrendo al paese una grande opportunità di sviluppo tecnologico e di potenziale ricaduta su tutto il sistema economico e produttivo”. Naturalmente, gli aspetti militari e geopolitici c’entrano. Gcap, infatti, nasce con l’obiettivo di affrontare le sfide poste dai nuovi scenari operativi e tutelare ed accrescere la sovranità tecnologica e industriale nazionale.  E siccome, come dice Maviglia, le recenti tensioni belliche in aeree adiacenti all’Europa hanno reso tutti i cittadini più consapevoli e sensibili sul tema della sicurezza, intesa non solo in senso militare ma anche economica (vedi il tema delle materie prime, delle catene di approvvigionamento e dei flussi di dati sensibili), un programma come Gcap assume una valenza a tutto campo per il grado di complessità e di partecipazione di vari tipi di attori al programma. Gcap arriverà a mettere in servizio il primo velivolo del nuovo “caccia” nel 2035.

Ma perché proprio Regno Unito e Giappone, non sarebbe stato meglio trovare un’intesa in ambito europeo? “Non sono percorsi incompatibili – prosegue Maviglia -  anche perché la Gran Bretagna è un partner tecnologico dell’Italia da lunga data, praticamente dalla fine della seconda guerra mondiale, e Leonardo ha già avuto collaborazioni di tipo tecnologico con il Giappone. Stiamo parlando di paesi con i quali è possibile instaurare un percorso di conoscenza condivisa delle informazioni e dei risultati che saranno prodotti. Gcap farà da volano per lo sviluppo tecnologico e per la crescita di lungo termine delle economie dei paesi coinvolti, creando posti di lavoro altamente qualificati e sostenendo ecosistemi produttivi lungo tutta la catena di approvvigionamento”. L’industria nazionale vede coinvolte al fianco di Leonardo altre importanti aziende leader del settore come Avio Aereo, Elettronica e Mbda Italia e le filiere connesse (università, centri di ricerca, pmi e start up). “Stiamo parlando di uno dei programmi più sfidanti e avveniristici per l’industria dell’aerospazio, difesa e sicurezza che garantirà la sovranità tecnologica per le generazioni a venire”.

 

Per lanciare Gcap - che si può definire un sistema di sistemi basato su una piattaforma di nuova generazione e capace di rendersi meno visibile ai radar – il ministero della Difesa ha lanciato iniziative dedicate al mondo accademico e della ricerca in una sorta di “call” che sta portando avanti in collaborazione con il Cefriel, il centro di innovazione digitale del Politecnico di Milano. “L’idea è identificare le migliori menti ed energie del paese – dice Maviglia - Il mondo sta cambiando in fretta e solo un approccio nel quale si mettono a fattor comune tecnologie d’avanguardia e investimenti in ricerca potrà portare al massimo risultato”. Ma in che modo Gcap potrà concretamente avere una ricaduta positiva nel mondo civile? “Quello a cui puntiamo è un effetto spill over, che vuol dire che le scoperte a cui si arriverà potranno essere utilizzate anche in altri settori, penso per esempio alla medicina. Nei prossimi anni sarà fondamentale capire dove può arrivare l’intelligenza artificiale, cosa farci esattamente e stabilire i confini del rapporto tra uomo e macchina. Su questi aspetti Leonardo dispone di rilevanti competenze e tecnologie e sarà di fondamentale importanza averne il pieno controllo senza dipendere da terzi. Penso, per esempio, allo sviluppo di nuovi processori che sono stati utilizzati per l’addestramento di Chat Gpt, già presenti nel supercomputer davinci-1 di Leonardo e ai nuovi modelli che si potranno sperimentare per la gestione e l’elaborazione di dati e informazioni. Ecco, Gcap rappresenterà un laboratorio interessante perché farà la sintesi di tutte queste innovazioni”.

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