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editoriali

Per il 2024 Bankitalia dimezza le stime del governo sul pil

Redazione

L'inflazione crollerà sotto il 2 per cento nei prossimi tre anni e si mantiene stabile la previsione di crescita dello 0.7 per cento

Secondo le nuove proiezioni della Banca d’Italia, l’inflazione in Italia crollerà sotto il 2 per cento nei prossimi tre anni per effetto di una più rapida discesa dei corsi energetici e di un più forte rallentamento della componente di fondo. Questi dati pongono l’Italia in una condizione di diversità all’interno dell’Eurozona dove le ultime stime della Bce indicano un’inflazione nel 2024 ancora al 2,7 per cento per scendere sotto il livello del 2 solo nel 2026. Parallelamente, Bankitalia rivede al ribasso la stima di crescita dell’Italia per il prossimo anno portandola allo 0,6 per cento, meno della Commissione europea (+0,9 per cento) e  la metà della stima del governo Meloni nella legge di Bilancio (+1,2 per cento). La crescita sul 2025 viene, invece, è rivista al rialzo, anche se di poco: dall’1 per cento indicato due mesi fa a 1,1 per cento (lo stesso per il 2026). Per quest’anno, non cambia la previsione dello 0,7 per cento.

Le nuove proiezioni, si basano sul presupposto che le ripercussioni economiche dell’incerto contesto geo-politico rimangano contenute e non comportino particolari tensioni sui mercati delle materie prime e su quelli finanziari internazionali. Per Bankitalia, lo scenario “incorpora gli effetti della manovra di bilancio per il 2024-2026 e l’utilizzo dei fondi europei nell’ambito del piano Next generation Eu, sulla base delle informazioni più aggiornate relative al Pnrr”.  Rispetto alle proiezioni di ottobre, la crescita del pil 2024 è rivista al ribasso in linea con i segnali di una “più prolungata debolezza congiunturale, e al rialzo nel 2025, principalmente per effetto delle ipotesi desunte dai mercati finanziari di tassi di interesse lievemente più contenuti lungo l’orizzonte di previsione”. Dunque, l’effetto combinato della stretta monetaria per combattere l’inflazione e della spesa dei fondi europei producono un quadro contraddittorio, la cui unica certezza è che con una crescita economica più bassa delle attese nel nuovo anno il rapporto tra debito e pil aumenterà

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