La centrale Enrico Fermi di Trino. Foto CC di Alessandro Vecchi 

l'intervista

“Disponibili a ospitare il deposito delle scorie nucleari”. Parla il sindaco di Trino

Maria Carla Sicilia

Se tutti gli altri continueranno a dire no, Daniele Pane candiderà il comune che amministra nel vercellese: "Non temo il Nimby. Saranno fatte tutte le verifiche necessarie e la ricaduta economica sarà importante"

C’è un piccolo comune nella bassa vercellese che non ha paura dei rifiuti nucleari. Anzi, è pronto a candidarsi per ospitare il deposito nazionale qualora la procedura già avviata per individuare un luogo andasse deserta, come sembra poter accadere dopo le barricate dei 67 comuni potenzialmente idonei. Il sindaco di Trino ne parla da anni ma ora il governo ha sbloccato qualcosa: con il decreto Energia approvato lunedì ha aperto alle auto candidature dei territori che non sono compresi nella Carta nazionale delle aree idonee (Cnai), di cui si attende la pubblicazione a breve. “Ci rendiamo disponibili”, conferma al Foglio il sindaco Daniele Pane, rieletto quest’anno con il 73 per cento dei voti.

Classe 1986, eletto con una lista civica appoggiata dal centrodestra, Pane è un sindaco che non teme il Nimby e che con la sua mossa ha spiazzato in molti. Dal Nazareno, per esempio, si sono affrettati a dire che la norma del dl Energia “è sbagliata e pericolosa” perché “i criteri tecnico-scientifici” devono prevalere su qualsiasi interesse particolare come “la posizione di un sindaco”. “L’auto candidatura – spiega lui – avverrà solo a valle del procedimento previsto dalla normativa, cioè dopo la pubblicazione della Cnai, se e solo se non si individuassero altri luoghi. E sarà seguita da una Valutazione ambientale strategica, quindi a seguito di rilievi tecnici che chiariranno se ci sono i requisiti di sicurezza oppure no”. Nessuna mossa improvvida dunque, tanto meno elettorale. Non solo perché su questi temi, al contrario, gli amministratori spesso scivolano, ma soprattutto perché con i tempi stimati di realizzazione dell’opera – qualora mai dovesse essere scelto Trino – il deposito non sarebbe realizzato prima di sette anni. E Pane è già al suo secondo mandato. Perché esporsi così, allora? “A noi interessa che il deposito venga realizzato per mettere in sicurezza il deposito temporaneo che già ospitiamo. Quando abbiamo visto sfilarsi i comuni individuati dalla Carta delle aree potenzialmente idonee (Cnapi) ci siamo preoccupati. Sono passati 27 anni da quando è stata scritta la norma che ha avviato l’iter, il nostro deposito temporaneo è lì dal 1990 e ancora non si vede una soluzione all’orizzonte”, dice il sindaco. Che può contare su una cittadinanza già sensibile all’argomento nucleare.

A Trino, sul Po, è stata attiva per 23 anni la centrale Enrico Fermi, spenta come tutte le altre dopo il referendum del 1987. Da lì a pochi anni è stato costruito il deposito per smantellare la struttura e oggi ragionare su come chiudere definitivamente quel capitolo non sembra un tabù. “Non temo il Nimby, assolutamente no. All’estero succede il contrario di ciò che accade da noi: sono i comuni che non vengono individuati per questo tipo di opere che fanno ricorso. E’ successo per l’ultimo deposito nucleare costruito in Spagna a El Cabril”, nota Pane. Ma in Italia? “L’errore è che in Italia la politica affronta sempre questi temi di pancia e non di cervello, in un’ottica di consenso e non nell’interesse di un paese che fa scelte razionali e corrette. Alla popolazione di Trino ho sempre parlato di nucleare, fin da quando sono stato assessore per la prima volta nel 2009. Questa proposta è nel mio programma elettorale e sulla base di questo sono stato eletto due volte, senza mai cambiare posizione”. Certo non manca il dissenso, rappresentato dall’opposizione locale e dai comuni del vicino Monferrato. “Ma sono certo che spiegando le cose come stanno possiamo affrontare anche questo tema – confida Pane – e qualora dovessimo essere inseriti nell’iter siamo già pronti a organizzare incontri pubblici con gli esperti, invitando anche chi è contrario al progetto”. D’altra parte, assodati i controlli tecnico-scientifici, c’è più di un vantaggio per il territorio. “L’impatto economico è una ricaduta importante: per la realizzazione del deposito è previsto un investimento di circa 1 miliardo di euro e quattro mila posti di lavoro. Si immagini una provincia di 180 mila abitanti di fronte a questa opportunità. E’ una sorta di boom economico che va a vantaggio della comunità, non del sindaco”. Alla faccia degli interessi particolari.

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  • Maria Carla Sicilia
  • Nata a Cosenza nel 1988, vive a Roma da più di dieci anni. Ogni anno pensa che andrà via dalla città delle buche e del Colosseo, ma finora ha sempre trovato buoni motivi per restare. Uno di questi è il Foglio, dove ha iniziato a lavorare nel 2017. Oggi si occupa del coordinamento del Foglio.it.