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L'industria frena. Solo il Pnrr può rilanciarla

Redazione

Pesano inflazione e tassi. Ad aprile la produzione industriale è calata dell’1,9 per cento rispetto a marzo. Ma nei prossimi mesi l'attuazione del Piano europeo potrebbe controbilanciare gli effetti delle politiche monetarie restrittive

Ha avuto ragione chi non si è entusiasmato troppo per la crescita dell’Italia più della media europea nel primo trimestre di quest’anno perché il rallentamento era dietro l’angolo. La conferma arriva dall’Istat: ad aprile la produzione industriale è calata dell’1,9 per cento rispetto a marzo con un saldo negativo dell’1,3 per cento se si considera il periodo febbraio-aprile (-7,2 per cento su base annua). Flessioni tendenziali – che hanno in buona parte origine nell’inflazione persistente e nell’aumento dei tassi d’interesse – caratterizzano soprattutto l’energia (-12,6 per cento), i beni intermedi (-11 per cento) e i beni di consumo (-7,3 per cento), mentre il calo è contenuto per i beni strumentali (-0,2 per cento).

Eppure, proprio negli ultimi giorni le maggiori istituzioni nazionali e internazionali hanno rivisto al rialzo le previsioni di crescita dell’Italia per quest’anno e per il 2024. Sarà soprattutto grazie alla domanda interna che, secondo l’Istat, il pil italiano crescerà dell’1,2 per cento quest’anno e dell’1,1 per cento il prossimo. La situazione economica per il 2023 si prospetta, effettivamente, migliore di quella di Francia e Germania, ma l’Istat ha anche osservato che tra i presupposti di questa previsione svolge un ruolo importante il Pnrr. In pratica, sarà l’attuazione del Piano europeo a controbilanciare gli effetti delle politiche monetarie restrittive e il diminuire della spinta degli incentivi all’edilizia. Così, c’è già chi tra gli osservatori economici dell’Italia – è il caso di Lorenzo Codogno (London School of economics) – ritiene che il meglio della crescita sia già alle nostre spalle. In particolare, Codogno nell’ultima newsletter pubblicata ieri sostiene che i venti contrari di una politica monetaria più restrittiva rallenteranno l’economia nei prossimi mesi. E pur stimando un pil in aumento dell’1,4 per cento quest’anno, performance che sarà più forte che nel resto dell’Eurozona, precisa che questo non dovrebbe essere considerato come un segnale di miglioramento strutturale dell’economia italiana, che deve ancora essere visto. E che dipende anche dal Pnrr.

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