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La scheda

Cosa prevede la direttiva sulle case green approvata dall'Ue

Quali saranno i parametri da rispettare? La direttiva è definitiva o subirà modifiche? Come si fa a sapere a quale categoria appartiene il proprio edificio? Tutte le domande e le risposte sul testo del Parlamento europeo

Ieri il Parlamento europeo ha approvato una direttiva sulle prestazioni energetiche degli edifici pubblici e privati nel tentativo di arginare l'impatto inquinante prodotto dalle case (responsabile, secondo alcune stime, del 36 per cento delle emissioni di gas a effetto serra associate al consumo di energia). La premessa d'obbligo è che il documento non è definitivo: potrà dunque incorrere in eventuali modifiche durante l'iter di approvazione. Il contenuto del testo è strutturato secondo un programma che prevede delle soglie di efficienza energetica da rispettare per i paesi membri dell'Unione entro una specifica data.

 

Cosa determina il consumo energetico

I lavori di ammodernamento dovranno essere analoghi a quelli previsti dal Superbonus. L'obiettivo è infatti intervenire sugli elementi che incidono di più sul consumo, riducendo così il tasso di inquinamento di un edificio. Innanzitutto, una grossa parte dei consumi è connessa agli impianti di riscaldamento: molti edifici costruiti prima degli anni Settanta, presentano oggi sistemi obsoleti. La questione degli infissi si lega invece al problema dell'isolamento termico: aggiornarli significa garantire un trattenimento maggiore del calore interno di un immobile. In generale, spesso ad essere problematica è la struttura complessiva degli edifici, le cui caratteristiche non tengono conto delle conseguenze energetiche: basti pensare alle case che presentano soffitti con altezze sopra la media, le quali per essere riscaldate necessitano di molto più tempo e provocano inevitabilmente un consumo maggiore di energia.

    

Edifici privati

Sono essenzialmente due le soglie che gli edifici non nuovi dovranno rispettare. La prima è fissata al 2030 e prevede il raggiungimento della cosiddetta classe E, mentre tre anni dopo la quota diventerà quella della classe D, dunque un parametro ancora più stringente. Ma cosa si intende con classi energetiche?

 

Le classi energetiche sono un'unità di misura mediante la quale viene stabilito il consumo energetico di un singolo edificio e quindi il suo tasso di inquinamento. È organizzata secondo una scala che va dalla classe A (la più efficiente, cioè quella con meno consumi) fino alla classe G, la più inquinante. Al di là delle specifiche tecniche – cioè di come nel dettaglio avviene il calcolo del consumo – la domanda che sorge spontanea è come si possa sapere la classe energetica di appartenenza del proprio edificio.

 

La classe energetica viene riconosciuta mediante un attestato chiamato Ape: può essere richiesto rivolgendosi a un'agenzia immobiliare o anche online su alcune piattaforme digitali. In ogni caso, non può essere conseguito autonomamente: bisogna necessariamente rivolgersi a un ente abilitato. Al momento della richiesta, si dovranno fornire alcuni dati sull'immobile, come il tipo di contratto attivo o altre caratteristiche identificative (anno, tipo di costruzione, impianto di riscaldamento, eccetera). L'attestazione Ape non è attualmente obbligatoria, eccetto che nei casi di vendita, affitto o ristrutturazione. A oggi non esiste quindi alcun vincolo statale per la classificazione energetica di un generico edificio: non è ancora chiaro se a seguito della direttiva europea, l'Italia cambierà la propria linea su questo punto.

 

Secondo il più recente rapporto dell'Enea (Agenzia nazionale efficienza energetica), nel 2020 oltre la metà degli edifici presenti sul suolo italiano non rientrava nel parametro previsto dall'Unione europea entro il 2030 (classe E). Il 34 per cento degli edifici – la fetta più grande – era riconosciuta attraverso l'Ape come classe energetica G (la più bassa e la più inquinante) e il 25 per cento come classe F (quella immediatamente prima della soglia europea). Sempre nel rapporto Enea, si afferma che "oltre il 60 per cento è caratterizzato da prestazioni energetiche carenti" e, dato ancora più allarmante, la percentuale di edifici riconosciuti nelle classi più basse è cresciuta rispetto all'anno precedente. Va tuttavia considerato che nei due anni sucessivi all'ultimo rapporto, la misura del Superbonus ha sicuramente influito positivamente sui numeri italiani, anche se mancano ancora i dati definitivi.

 

L'altra domanda spontanea è come poter migliorare la propria classe energetica, una volta che questa viene riconosciuta dall'Ape. Per arrivare alla classe D – quella richiesta dall'Europa entro il 2030 – bisogna sostanzialmente procedere agli stessi lavori di ammodernamento previsti dal Superbonus: si tratta quindi del cappotto termico, dell'isolamento del tetto, della caldaia ad alta efficienza e degli infissi. Realisticamente lo stato dovrà intervenire con degli incentivi per la realizzazione dei lavori: non si sa però ancora quale sarà la linea del governo, e dunque nemmeno a quanto ammonterebbero gli interventi pubblici.

 

Edifici pubblici

Per gli edifici pubblici sono stati fissati dei parametri più stringenti: la classe E sarà richiesta infatti entro il 2027 e la D entro il 2030, con un anticipo dunque di tre anni rispetto agli immobili privati. 

    

Nuovi edifici

Entro il 2028, qualunque edificio nuovo (dunque appena costruito) che può dotarsi di pannelli solari dovrà necessariamente provvedere all'installazione, con una deroga che è concessa solo agli edifici in corso di ristrutturazione per i quali il limite è al 2032. Inoltre, sempre entro il 2028 tali edifici dovranno raggiungere la cosiddetta quota di "emissioni zero", quindi la classe energetica pià alta (A4).

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