(foto Ansa)

lo scenario

L'arresto di Toti cambierà il futuro del rigassificatore ligure? Più no che sì

Jacopo Giliberto

L'indagine che ha coinvolto il presidente della Liguria ha acceso illusioni ciniche fra i comitati nimby che non vogliono l’arrivo della nave rigassificatrice Golar Tundra al largo del porto di Vado Ligure. Ma sono speranze vane

L’arresto di Giovanni Toti non dovrebbe avere conseguenze sulla pianificazione energetica e sulla sicurezza degli approvvigionamenti italiani di metano. Non dovrebbe. Il fatto: martedì mattina la notizia dell’arresto del presidente della regione Liguria ha acceso illusioni ciniche fra i comitati nimby savonesi che non vogliono l’arrivo della nave rigassificatrice Golar Tundra al largo del porto di Vado Ligure. Per alcuni di loro la speranza, povera di umana pietà per Toti, è che il progetto sfumi insieme con il commissario incaricato dal governo di far arrivare la nave, appunto il presidente della regione Toti. 

 

La Golar Tundra dall’anno scorso è ormeggiata nel luogo più remoto del porto di Piombino (Livorno), lontanissima laggiù in fondo al molo d’Appiano, in prossimità della Banchina est. Alla nave ferma in bacino accostano le navi gasiere, le quali vi scaricano il metano liquido affinché sia riportato allo stato gassoso e sia immesso nelle condotte della Snam. La nave era stata voluta a Piombino per consentire l’arrivo di nuovo metano nel periodo più cupo della crisi energetica russa. Proteste a non finire a Piombino. Con il presidente della Toscana e commissario all’opera piombinese, Eugenio Giani, il governo concordò la garanzia che l’approdo è solo temporaneo ed entro il 2026 la nave lascerà l’ormeggio in Toscana per andare ad ancorarsi al largo di Savona. A Piombino la paura è svaporata appena la Golar Tundra ha attraccato e si è visto che (“tutto qui?”) è solamente una nave come mille altre. Ma quella paura si è spostata a Savona e nel porto adiacente di Vado Ligure, dove la nave rigassificatrice dovrebbe rimanere fino al 2043. 

 

Qualche dettaglio tecnico del progetto. Questo tipo di nave è classificata con la sigla impronunciabile “Fsru”, cioè Floating storage regasification unit. La fsru Golar Tundra è una nave gasiera, cioè la cisterna nello scafo è coibentata come un enorme termos e viene riempita di metano freddissimo a circa 162 gradi sotto zero, la temperatura alla quale il metano liquefà e diventa come acqua trasparente. La differenza dalle altre metaniere è sovraccoperta: sopra al serbatoio termico c’è l’impianto che un poco alla volta aspira e riscalda il metano, il quale a 161 gradi sotto zero bolle come acqua in una pentola e vaporizza diventando gas. Quel gas fluisce nelle condotte e va nella rete nazionale. Quando il termos gigante è vuoto perché la Golar Tundra ha rigassificato tutto il metano che aveva nella pancia, arriva un’altra nave gasiera carica di metano liquido e rifornisce il serbatoio della fsru. La Golar Tundra ha una capacità di stoccaggio pari a circa 170 mila metri cubi, una capacità massima di rigassificazione di circa 880 mila metri cubi di gas ed è lunga 292 metri. In un anno può riportare allo stato gassoso circa 5 miliardi di metri cubi di metano liquido, cioè circa l’8 per cento di consumi italiani di gas che nel 2023 sono stati pari a 61,5 miliardi di metri cubi. 

 

Il progetto dice che la nave verrà ancorata con sei ancore a circa 4 chilometri al largo di Vado, dove il fondale è profondo una novantina di metri, e la conduttura per far arrivare il gas a terra, vicino al cantiere Incorvaia, sarà scavata con un microtunnel invisibile come quello che venne perforato a Melendugno per il Tap. 

L’arresto del commissario nominato dal governo potrebbe fermare il progetto? I comitati nimby lo sperano fortemente. Tuttavia bisogna vedere in che modo la vicenda di Toti ha impatto sulla struttura commissariale  che sta gestendo l’operazione di Vado. Toti è commissario anche di altre opere, come lo scolmatore del Bisagno a Genova. Di sicuro, per il momento l’incartamento Vado Ligure è sotto l’esame ambientale della commissione Via del ministero dell’Ambiente e i tecnici dell’ufficio commissariale di Genova non hanno decisioni imminenti. Potranno forse influire le elezioni, qualora si dovesse andare anticipatamente alle urne in Liguria. Ma la scelta ora è politica, a Roma, e riguarda la pianificazione energetica dell’Italia.

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