La “radicalità” di Carlo De Benedetti è una patrimoniale fuori luogo

Luciano Capone

CDB è a favore della patrimoniale perché "in Svizzera già la pago”. Ma i sistemi fiscali non vanno presi a pezzetti: l'Italia ha una pressione fiscale del 43 per cento, la Svizzera del 28. Inoltre gli italiani già pagano sulla proprietà più tasse degli elvetici

In queste settimane l’ing. Carlo De Benedetti è spesso invitato nelle televisioni per discutere dei temi di “Radicalità” (Solferino), il suo ultimo libro in cui sferra una critica pesante alla società italiana impoverita e divisa a causa dell’inadeguatezza della sua classe dirigente e della crisi del capitalismo che avrebbe tradito la sua promessa: “Il maggior benessere possibile per il maggior numero di persone possibile”, mentre oggi “produce enormi ricchezze destinate a pochi, a spese non solo della larga maggioranza, ma del pianeta stesso”. Per venirne fuori la soluzione starebbe in scelte radicali, come suggerisce il titolo, per ridurre le disuguaglianze e per contrastare il cambiamento climatico, che partono proprio dalle politiche fiscali.

 

Siccome la riforma di struttura del capitalismo e la salvezza del pianeta sono, come si suol dire, un vasto programma, è interessante focalizzarsi sulle proposte più concrete come quelle in campo fiscale. Su questo punto, l’Ingegnere non ha fatto mistero di sostenere l’introduzione in Italia di una “patrimoniale” ulteriore, usando un argomento che ha il suo fascino: “Sono favorevole da sempre, in Svizzera già la pago”. La contestazione che si fa a De Benedetti è, però, proprio il fatto di essere fiscalmente residente in Svizzera anziché in Italia – di pagare cioè le tasse al Cantone dei Grigioni e a Berna anziché al Mef. Eppure si tratta di una critica sciocca, perché De Benedetti oltre alla libertà ha anche ottime ragioni affettive e storiche per essere legato alla Svizzera, visto che è il paese che ha accolto e salvato la sua famiglia dopo l’introduzione delle leggi razziali.

 

Il problema quindi non è tanto la residenza fiscale dell’Ingegnere, ma proprio il suo argomento. Il fatto che in Svizzera ci sia una patrimoniale, non vuol dire affatto che ne serva una uguale in Italia. Perché non ha senso parlare di sistemi fiscali a pezzetti, prendendone un pezzo di qui e un pezzo di lì. Ma vanno valutati nel loro complesso. De Benedetti è un cittadino e contribuente svizzero per motivi affettivi, ma dato che è una persona intelligente non gli sarà sfuggito di essere anche fortunato: pur pagando la patrimoniale, in Svizzera paga meno tasse di quante ne pagherebbe in Italia non pagandola. Perché, come direbbe Totò, “è la somma che fa il totale”. Secondo i dati più recenti dell’Ocse, in Svizzera la pressione fiscale complessiva è pari al 28% del pil, mentre in Italia è oltre 15 punti superiore: 43,3%. Il problema non è quindi tanto la patrimoniale in sé, ma in quale contesto e sistema fiscale si va a inserire. I contribuenti italiani che si oppongono alla patrimoniale lo fanno perché sarebbe aggiuntiva, in un paese che ha una pressione fiscale oltre 9 punti sopra la media Ocse, mentre sarebbero ben contenti di pagarla come gli svizzeri se avessero anche la loro pressione fiscale che è 6 punti sotto la media Ocse.

 

Far passare l’Italia come una specie di paradiso fiscale, solo perché non c’è “la patrimoniale”, è profondamente scorretto. E per due motivi. Il primo è che l’Italia è il quarto paese al mondo con la pressione fiscale più alta (dietro Francia, Danimarca e Austria, e persino sopra ai paesi scandinavi). L’altro è che anche in Italia si pagano tasse sui patrimoni, non come ma più che in Svizzera. Sempre secondo i dati Ocse, riferiti al 2021, in Italia si pagano tasse sulla proprietà (prevalentemente immobili e patrimoni finanziari) pari al 2,5% del pil; mentre in Svizzera le tasse sulla proprietà (prevalentemente la “patrimoniale” sulla ricchezza netta) sono pari al 2,2% del pil. Gli svizzeri non solo pagano meno tasse degli italiani in generale, ma pagano anche meno tasse sui patrimoni.

 

D’altronde, non a caso, i Cantoni elvetici non sono posti in cui intendano “abolire i miliardari”, come da programma di De Bendetti, ma dove li accolgono e li fanno prosperare: non a caso i due più ricchi della Svizzera, e tra i più ricchi al mondo, sono due italiani come Gianluigi Aponte ed Ernesto Bertarelli. Mentre non risultano miliardari svizzeri che abbiano fatto il percorso inverso. Se si vuole imitare la Svizzera, prendere solo la patrimoniale non è né radicale né sensato, la vera “radicalità” sarebbe quella di importare tutto il sistema fiscale elvetico.

 

  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali