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editoriali

L'Italia vota no al blocco delle auto endotermiche e lancia un segnale in Ue

Redazione

Il ministro Urso ha ribadito il posizionamento del governo sul bando europeo. Un modo per far intravedere un atteggiamento più pragmatico nel contrasto alla crisi ambientale

Ieri il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha ribadito quanto era stato anticipato dal responsabile dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin: l’Italia oggi voterà contro il regolamento Ue sulle emissioni dei trasporti leggeri, che prevede lo stop alle nuove immatricolazioni di auto col motore a combustione interna dal 2035. Se si tratterà di mera testimonianza o se invece il nostro paese riuscirà davvero a bloccare le nuove norme dipende essenzialmente dagli equilibri interni al governo Scholz. Ma la forzatura italiana, la sponda tedesca, il niet polacco e l’astensione bulgara potrebbero servire a indurre nella Commissione un po’ di buonsenso, con due obiettivi reali: da un lato, avanzare una proposta per “salvare” il motore endotermico, anche dopo il 2035, purché alimentato da carburanti puliti; dall’altro, un atteggiamento più cauto sui limiti emissivi per il trasporto pesante. Oltre a queste considerazioni tattiche, Urso ha fornito una lettura più ampia della discussione, che consente di coglierne una dimensione strettamente politica ben al di là dello scontro di interessi che pure è in atto. Ha detto il ministro che il voto di oggi sarà “un segnale per quanto riguarda tutta l’attività che la Commissione, l’Ue, faranno – faremo insieme a loro – sui dossier che sono ancora aperti. Non solo l’automotive, ma anche per esempio il packaging  piuttosto che l’ecotessile”. E ancora: “Noi chiediamo ragionevolezza, noi siamo un governo pragmatico che guarda soprattutto alla sostenibilità del nostro sistema sociale”.

 

Queste parole lasciano intravedere un programma più ampio e assieme più ambizioso, che fa presagire quello che potrebbe essere il messaggio che i conservatori stanno elaborando in vista delle elezioni Europee dell’anno prossimo. La legislatura che sta per concludersi è stata segnata da un crescendo di posizioni ideologiche e radicali, in cui le istituzioni europee sembravano digerire qualunque imposizione, non importa quanto estremista, pur di non entrare in conflitto con l’Ambientalista collettivo. Alzare la testa e restituire spessore al dibattito politico sono i presupposti fondamentali per costruire strategie più solide ed evitare di cadere vittima della nostra stessa foga, come in parte è accaduto con la crisi energetica. L’Italia può essere un attore centrale di questo risveglio della ragione.

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