l'analisi
Mosca perde 8 miliardi in un mese. Continua a vendere petrolio? Sì, ma non guadagna
L'obiettivo del secondo embargo dell'Ue è ridurre le entrate del Cremlino, senza privare i mercati dell'offerta petrolifera russa. Un guadagno per l'India che importerà greggio dalla Russia, ma intanto il saldo del paese di Putin va in negativo
Da questa settimana è entrato in vigore l’embargo dell’Unione europea sui prodotti raffinati russi trasportati via mare, la seconda fase dell’embargo sul greggio in vigore dal 5 dicembre. Anche in questo caso la misura è accompagnata da un price cap sostenuto dai paesi europei e dal G7 che permette ai paesi terzi di continuare a utilizzare i servizi finanziari occidentali per il commercio marittimo di questi prodotti, ma solo sotto una certa soglia di prezzo. I tetti sono due: uno di 100 dollari al barile per i carburanti più costosi come il diesel e il jet fuel, e un altro a 45 dollari per prodotti meno pregiati come l’olio combustibile. L’obiettivo è sempre lo stesso: ridurre le entrate del Cremlino senza privare i mercati dell’offerta petrolifera russa, senza la quale si creerebbe un vuoto che impatterebbe sui prezzi globali colpendo anche i paesi che non comprano barili russi.
Una soluzione di compromesso efficace, ma fonte di contraddizioni. L’India, che nel giro di un anno è passata dall’essere un compratore marginale di greggio degli Urali a diventare insieme alla Cina il principale mercato di sbocco del petrolio russo, sta assumendo un ruolo sempre più importante sui mercati petroliferi acquistando enormi quantità di greggio russo a prezzi scontati che raffina e poi esporta come carburante in Europa e Stati Uniti. L’importanza delle raffinerie indiane aumenterà con le sanzioni sul diesel e gli altri carburanti, e non solo. L’embargo dell’Ue sul diesel russo infatti permette all’India – ma anche alla Cina, alla Turchia e agli altri paesi del Medio oriente – di guadagnare ampi margini importando greggio russo a prezzi scontati per rivenderlo a prezzi di mercato. L’India e gli altri non subiscono condanne occidentali perché non stanno violando nessuna regola, almeno secondo le direttive attuali. Quando il greggio russo viene trasformato in barili di carburanti in un paese al di fuori dell’Ue, quei prodotti raffinati non sono più considerati di origine russa, e possono essere venduti agli stati dell’Unione.
Anche se questa può apparire come una contraddizione o addirittura un’ipocrisia dell’Occidente, se l’India assume questo ruolo significa che prenderà il posto della Russia nell’export di prodotti raffinati importando il suo petrolio grezzo, riducendone così incassi e potere. Mosca venderà più petrolio, ma meno gasolio: il saldo è negativo visto che i margini sui carburanti sono molti più alti rispetto al greggio. Da marzo dell’anno scorso i barili di Ural vengono quotati con forti sconti rispetto al Brent, negli ultimi mesi lo spread tra i due prezzi oscilla intorno al 50 per cento: l’Ural viene comprato a meno di 50 dollari al barile (il price cap è 60 dollari), mentre le quotazioni del Brent oscillano intorno agli 80 dollari. I barili di gasolio in Europa vengono venduti tra 110-130 dollari al barile.
Secondo i dati dell’Agenzia internazionale per l’energia, solo a gennaio la Russia ha perso 8 miliardi di dollari, incassando circa il 30 per cento in meno rispetto all’anno scorso. Nello stesso mese il deficit della Russia ha raggiunto i 25 miliardi di dollari a causa dell’aumento di spesa per la difesa e degli effetti delle sanzioni. Su base annuale le entrate da gas naturale e petrolio sono crollate del 46 per cento, e a dirlo è il ministero delle Finanze russo che attribuisce la colpa proprio al basso prezzo dell’Ural e al calo delle esportazioni di gas naturale.
Inoltre, a pesare sul futuro delle entrate petrolifere di Mosca c’è anche la ripresa della domanda cinese, che può spingere i paesi dell’Opec ad aumentare l’offerta facendo crollare ulteriormente i prezzi del suo greggio sanzionato. Nel frattempo dirigenti e funzionari di stato (e di aziende) tra cui quelli dell’Arabia Saudita, degli Emirati Arabi Uniti e degli Stati Uniti sono a Bangalore per un forum sull'energia di tre giorni organizzato dal ministero indiano del petrolio e del gas. Il mondo multipolare di cui parla sempre il Cremlino in fondo è anche questo, un mondo in cui un gigante dell’energia come la Russia si è ridotto ad avere un ruolo più marginale a causa di scelte politicamente, economicamente e storicamente sbagliate.
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