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I colossi  big tech sono “Ingovernabili”? Un libro utile analizza valori e rischi delle Gafa

Carlo Stagnaro

Google, Amazon, Facebook e Apple sono sempre più pervasive perché offrono servizi migliori a costo inferiore rispetto alle alternative. Il delicato equilibrio tra vantaggi e rinunce è al centro di un acceso dibattito tra gli studiosi e all’interno delle autorità per la concorrenza di tutto il mondo

Le Big Tech hanno migliorato la nostra vita oppure stanno mettendo sotto chiave la nostra libertà di scelta? Nel loro “Ingovernabili. Grandi piattaforme, nuovi monopoli e la lotta per la concorrenza” (Luiss University Press), Andrea Minuto Rizzo e Roberto Sommella fanno i conti con questa domanda sempre più attuale e importante. Se la presenza di aziende come Google, Amazon, Facebook e Apple (le cosiddette Gafa) si è fatta sempre più pervasiva è perché offrono servizi migliori a costo inferiore (o addirittura nullo) rispetto alle alternative. Ma, nel lungo termine, il rischio è quello di pagare a questa comodità un tributo in termini di minore concorrenza potenziale. Il delicato equilibrio tra vantaggi e rinunce è al centro di un acceso dibattito tra gli studiosi e all’interno delle autorità per la concorrenza di tutto il mondo.

 

Questo libro ha il pregio di offrire un quadro equilibrato dei problemi, delle potenziali soluzioni e delle rispettive controindicazioni. Gli autori non nascondono, fin dall’inizio, il loro punto di vista: i “monopoli del Terzo Millennio” sono quello che “ferrovie, telefoni e industria petrolifera furono ai tempi dello Sherman Act”. Diversamente da allora, la dottrina e la politica antitrust ha alle spalle un secolo di discussioni, analisi economiche e giurisprudenza, sicché le varie dimensioni del potere di mercato e il suo abuso – così come le tecniche per rilevarlo, prevenirlo e sanzionarlo – sono ben note. Tuttavia, “è la loro combinazione e portata a renderli unici nel mercato digitale”.

Il volume passa in rassegna i modelli di business e le caratteristiche dei maggiori operatori dei mercati digitali. Ha il grande merito di non fare un unico minestrone di realtà molto diverse tra di loro, sia per tipologia di business, sia per organizzazione aziendale, sia per le strategie di sviluppo. Per esempio, Amazon ha una crescita principalmente basata sulle attività interne di ricerca e sviluppo, e tesa a introdurre dei presidi che ne rafforzino l’attività principale (cioè la rivendita di beni e servizi). Viceversa, Google fa leva sul suo santo graal – il motore di ricerca – per perseguire, spesso attraverso acquisizioni, l’espansione in mercati adiacenti. Facebook si basa sulla conoscenza dei comportamenti delle persone, mentre Apple ha costruito un ecosistema chiuso che tende a trattenere i clienti in cambio della garanzia di maggiore privacy e sicurezza.  

 

Queste piattaforme seguono condotte che di per sé possono essere lecite. Ma, spiegano Minuto Rizzo e Sommella, la loro crescita è costellata di abusi (spesso, ma non sempre, condannati dalle autorità di concorrenza) e sottovalutazioni (per esempio nell’approvazione delle operazioni di concentrazione). La loro posizione è cementata da enormi barriere all’ingresso, dettate dall’accesso ai dati, dagli effetti di rete e dalle economie di scala. Sicché le probabilità che le loro quote di mercato siano erose da un new comer sono esigue. In più, non appena vedono all’orizzonte un potenziale concorrente, se lo mangiano a suon di milioni in modo da prevenire fastidi (le cosiddette killer acquisition).  Questa descrizione ha delle implicazioni rilevanti.

 

Gli autori si concentrano in particolare su quattro filoni: l’introduzione di regole ex ante che obblighino le big tech ad abbassare le barriere, favorendo l’arrivo dei concorrenti; l’applicazione più aggressiva delle norme sul controllo delle concentrazioni; la cooperazione tra le autorità di concorrenza e i regolatori settoriali (per esempio nel campo della protezione dei dati personali); e una maggiore collaborazione a livello internazionale. Nel passare in rassegna queste opzioni, essi sono ben consapevoli che ciascuna pone dei rischi: per esempio, la crescita dei colossi online si è fondata su una poderosa spesa in ricerca e sviluppo, sia al loro interno, sia da parte di startup che aspirano a essere acquisite. Non è scontato che, tagliando le unghie alle big tech, non si finisca per consolidare l’attuale scenario di mercato e disincentivare l’innovazione tecnologica. Inoltre, la concorrenza in questo settore ha sempre meno l’aspetto di una gara per sottrarsi reciprocamente quote di mercato e sempre più la forma di una corsa a inventare nuovi mercati, che svuoteranno quelli vecchi.

La lettura di “Ingovernabili” è utile a comprendere un mondo in continua evoluzione e il dibattito intorno a esso. Minuto Rizzo e Sommella non esitano a prendere una posizione, ma lo fanno dopo aver fornito tutti gli elementi per cui ciascuno possa farsi un’idea senza nascondere i pro e i contro. In un mondo dove troppo spesso le certezze vengono vendute tanto al chilo, questo è un libro che non ha paura di problematizzare e, pertanto, aiuta a capire.  
 

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