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bandiera bianca

La riforma di Google contro le domande cretine

Antonio Gurrado

Il motore di ricerca approcciandosi alle richieste più assurde diventerà un po' stronzo. Un primo passo verso future (utili?) evoluzioni

“Data void” sarà la risposta che vi beccherete la prossima volta che oserete porre a Google una domanda cretina, almeno secondo una sperimentazione limitata che l’azienda di Mountain View sta lanciando in questi giorni. Il guaio è infatti che, a titolo di esempio meramente ipotetico, se uno domanda a Google quando si sono incontrati a Teano Marilyn Monroe e Maradona, esso potrebbe essere capace di rispondere che si sono incontrati il 26 ottobre 1860. Perché Google è fondamentalmente buono, si fida di noi, quindi utilizza le parole chiave che caratterizzano la nostra domanda (in questo caso “incontro” e “Teano”) dando la risposta che reputa più utile alle nostre esigenze (“quando?”) ma tralasciando i dettagli superflui che abbiamo erroneamente inserito (“Marylin Monroe” e “Maradona”).

Con questa riforma invece Google, non potendo stare a lambiccarsi per spiegarci come in realtà non di Maradona si tratti ma di Garibaldi, non di Marilyn Monroe ma di Vittorio Emanuele, assumerà un sano atteggiamento passivo-aggressivo, rispondendoci con un vuoto di dati, di fatto fingendosi morto. Google dunque diventerà un po’ stronzo, allo scopo di renderci migliori tacitamente invitandoci a essere seri. Primo passo verso un futuro in cui, magari, il motore di ricerca ci rammenterà che siamo sposati quando aneleremo a siti di appuntamenti, ci inviterà a rimetterci al lavoro quando scriveremo “gattini”, ci rimprovererà quando inseguiremo istruzioni su come fabbricare una bomba o cucinare cibo grasso, fino a farci esplodere il dispositivo se oseremo digitare l’intentato: “altro motore di ricerca”.

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