(Foto Unsplash)

Il piano

L'urgenza di tornare al nucleare, per necessità e virtù. Il libro di Umberto Minopoli

Chicco Testa

Sarà difficile, anzi impossibile, vincere la battaglia contro il riscaldamento globale senza l’ausilio dell'energia atomica. E l’Italia e l’Europa possiedono ancora tutte le competenze tecniche e le risorse ingegneristiche per ripartire

Ha ragione Umberto Minopoli  (Nucleare. Ritorno al futuro, Guerini e Associati) a definire  l’energia nucleare uno spettro. Al contrario dei fantasmi, oggetti metafisici, gli spettri sono proiezioni mentali ed emotive. L’energia nucleare popola ampiamente il nostro immaginario “energetico”. Cacciata più volte dalla porta, soprattutto sulla spinta di emozioni causate dalla spettacolarizzazione degli eventi negativi che ha provocato  con una letteratura sterminata di immagini, film e commenti, rientra puntualmente dalla finestra della ragione, imponendosi per le sue intrinseche qualità. La storia energetica dell’umanità e le grandi svolte a essa associate, ci ricorda Minopoli, viaggiano dalle fonti meno dense a quelle più dense, quelle cioè capaci di contenere sempre maggiori quantità di energia in sempre meno materia, e quindi dal legname al carbone, dal carbone al petrolio e al gas e da essi all’uranio, vero concentrato di potenza energetica in pochissimo combustibile. Il confronto  con le rinnovabili, sole e vento innanzitutto, è addirittura impietoso. 


Ma c’è poi un’altra ragione, sostiene  Minopoli,  che ha riportato prepotentemente alla ribalta l’energia nucleare. La centralità delle strategie di riduzione dei gas serra prodotti dalle fonti energetiche. Basta consultare in un qualsiasi giorno le emissioni di CO2 associate alla produzione elettrica nei diversi paesi europei. Nessuno si avvicina ai bassi contenuti della Francia, il paese che più fa uso di energia nucleare. Infatti il movimento ambientalista si avvicina alla questione con un evidente strabismo. Lo segnalava già molti anni fa, James Lovelock, uno dei padri dell’ambientalismo moderno, quando evidenziando i rischi legati all’aumentare dell’effetto serra invitava il movimento ambientalista a sostenere con vigore l’espansione dell’energia nucleare, l’unica tra le grandi e continue fonti di energia completamente priva di emissioni climalteranti. Ma l’energia nucleare è per alcuni un idolo negativo da abbattere  a tutti costi. Tanto è vero che negli anni 80 negli Usa, ma anche in Italia, il movimento antinucleare preferì appoggiare una maggiore penetrazione del carbone pur di evitare la scelta nucleare. Con i bei risultati  che sappiamo. 


Ma sarà difficile, anzi impossibile, ci ricorda Minopoli, vincere la battaglia contro il riscaldamento globale senza l’ausilio del nucleare. Soprattutto in quelle vaste aree del mondo (Asia, Africa…) dove il fabbisogno di energia è ancora grande e destinato a crescere insieme allo sviluppo  economico.  E infatti per velocità di costruzione e bassi costi spiccano oggi paesi come la Cina e la Corea e la stessa Russia mentre l’Europa e gli  Stati Uniti appiano prigionieri dei pregiudizi che essi stessi si sono costruiti.  


Ma il vero punto dolente per Minopoli è l’arretramento tecnologico che tutto ciò ha comportato per l’Italia. Leader negli anni 60, quasi una potenza mondiale d’avanguardia, con le 4 centrali allora realizzate,  ha poi cancellato tutto dopo il referendum del 1987, consegnandosi alla più totale irrilevanza. Rottamando una filiera tecnologica e scientifica di valore assoluto. Eppure l’Italia e l’Europa possiedono ancora tutte le competenze tecniche e le risorse ingegneristiche per ripartire. La dura lezione che ci sta imponendo in termini di dipendenza energetica e di perdita di sovranità la oggi doverosa rinuncia al gas russo  dovrebbe servirci da lezione. Forse ci renderemo anche presto conto, dice Umberto Minopoli, facendo leva sull’ottimismo della ragione,  che idrogeno e rinnovabili non bastano di certo per vincere la guerra contro le emissioni di gas serra. Se veramente vogliamo fare sul serio. Prima lo facciamo meglio è.

Di più su questi argomenti: