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lo scenario

Nonostante la guerra, l'economia italiana cresce. Le prospettive Istat

Alberto Chiumento

Restano i rischi legati all’inflazione, all’aumento dei tassi e al commercio internazionale, ma il pil è previsto in crescita sia nel 2022 sia nel 2023. Stime positive anche per occupazione, investimenti e consumi

Istat ha pubblicato martedì “le prospettive per l’economia italiana nel 2022-2023” e ne emerge una situazione abbastanza positiva. Il pil è previsto in crescita sia nel 2022 (+2,8 per cento) sia nel 2023 (+1,9 per cento), seppur in diminuzione rispetto al valore del 2021 (+6,6 per cento) e alle stime pubblicate nel Def ad aprile, che prevedevano una crescita del 3,1 e del 2,4 per cento. L’impatto della guerra scatenata dalla Russia in Ucraina è comunque forte: le precedenti stime di Istat, rilasciate a dicembre 2021, immaginavano un aumento del pil nel 2022 del 4,7 per cento, ovvero quasi 2 punti percentuali in più di quanto indicato ora.

Anche il mercato del lavoro beneficerà dell’espansione economica. Il tasso di disoccupazione è previsto in discesa fino al’8,2 per cento nel 2023, un calo evidente rispetto al 9,5 per cento registrato nel 2021.

Istat, però, mette in chiaro che per i prossimi mesi restano “elevati rischi al ribasso quali la flessione del commercio internazionale, l’aumento dei tassi di interesse e gli incrementi dell’inflazione”, che a maggio è aumentata anche nella sua componente di fondo, cioè al netto dei beni energetici e alimentari (+2,7 per cento). Per questo “anche le aspettative di famiglie e imprese potrebbero subire un significativo peggioramento”.

La crescita del pil tra il 2022 il 2023 sarà determinata prevalentemente dalla domanda interna (al netto delle scorte) che aumenterà rispettivamente del 3,2 e del 1,9 per cento. La domanda estera, invece, fornirà un contributo negativo nel 2022 (-0,4 per cento) e uno nullo l’anno successivo.

Un ulteriore fattore di crescita del pil sono gli investimenti, la cui intensità raggiungerà il picco nel corso di quest’anno (+8,8 per cento) per poi calare fino al 4,2 per cento nel 2023. Il settore che più contribuirà all’aumento degli investimenti è quello delle costruzioni, spinto dal piano di investimenti pubblici previsto dal Pnrr e inflazionato dai vari bonus edilizi, mentre sono in ripresa quelli in impianti e macchinari.

I consumi, che nei principali paesi europei hanno vissuto una fase di flessione nel primo trimestre, sono attesi in ripresa nel corso dell’anno. E Istat ne spiega il motivo: “La propensione al risparmio, ancora superiore ai livelli pre crisi, potrebbe costituire un elemento di stimolo per i consumi nei prossimi mesi che, allo stesso tempo, risentirebbero negativamente dell’elevata inflazione.”

Particolare è invece la situazione che riguarda la bilancia commerciale italiana, ovvero la differenza tra merci esportate e importate. Il forte aumento dei prezzi energetici, cominciato a metà dello scorso anno, “ha determinato un deciso incremento dei flussi - misurati in valore - delle importazioni con un conseguente deterioramento della bilancia commerciale italiana che, nel primo trimestre, ha segnato un deficit (-7 miliardi di euro) ma un miglioramento al netto dell’energia (14,9 miliardi)”. Le prospettive dicono che le importazioni supereranno le esportazioni sia quest’anno sia il prossimo: una situazione atipica per l’economia italiana, che da decenni fa dell’export uno strumento di crescita.

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