(foto EPA)

editoriali

La nuova energia non è una parentesi

Redazione

Evitare gli effetti recessivi della battaglia anti CO2. La nuova sfida dell’Ue

Prima di tutto rassicurare. Ma non sulle conseguenze della guerra ucraina o sul costo dell’energia. Ma sul fatto che costi quel che costi la transizione verde, il Fit for 55 non si fermeranno e anzi costituiscono la risposta alla crisi energetica dell’Europa. Convinti che le rinnovabili ci tireranno fuori dal pantano in un batter d’occhio. Intanto la Germania spinge sul carbone, ordina due nuovi terminali a gas e pensa di riprendere le trivellazioni nel mare del Nord. Idem più o meno, con diverse sfumature, tutti gli altri paesi compresa l’Italia.

La discussione sulla transizione assume caratteri quasi metafisici, per esempio quando l’Ue evoca l’importazione di idrogeno, naturalmente verde, come strumento per superare la crisi. Intanto sulle famiglie e le imprese europee si è rovesciato uno tsunami che ne affossa i bilanci, produce alle famiglie sofferenze inedite nel combinato fra aumento dei prezzi dell’energia, delle materie prime e della conseguente inflazione. I cittadini guardano i prezzi di benzina e gasolio e strabuzzano gli occhi per finire poi storditi quando aprono le bollette del gas e della luce. La Ue ci dice che nulla è cambiato nelle sue strategie. Il paradosso lo si è raggiunto con la discussione sulla tassonomia, quando diversi stati, in parte compresa l’Italia, volevano impedire l’introduzione del gas e del nucleare. Mentre oggi ringraziamo quel po’ di nucleare che ancora sopravvive in Ue. Nel frattempo accontentiamoci del carbone.

Stupisce, poi, l’atteggiamento della sinistra. Nonostante i numerosi avvertimenti sui costi sociali che sarebbero potuti derivare da un abbandono frettoloso dei combustibili fossili e sulla necessità di  calibrare i tempi della transizione, appare sempre di più rinchiusa in una sorta di Ztl ideologica, indifferente alle enormi sofferenze che si stanno determinando.  Il tema oggi è tutto qui: le trasformazioni indotte dalla guerra alla politica energetica non sono una parentesi. E compito dell’Ue oggi è questo: non mettere in correlazione le politiche anti CO2 con la possibile recessione futura.

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