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I dati

Il pil dell'Italia torna ai livelli pre Covid. Consumi e investimenti sostengono la ripresa

Alberto Chiumento

Nel 2021 il prodotto interno lordo è cresciuto del 7,5 per cento sull'anno precedente e si avvicina al 2019. "A trascinare la crescita è stata soprattutto la domanda interna”, dice Istat. I settori cresciuti più rapidamente sono servizi, manifattura e costruzioni mentre il rapporto debito/pil scende più delle attese

L’economia italiana nel 2021 è cresciuta in modo significativo. La segnalazione arriva da Istat secondo cui il prodotto interno lordo è cresciuto del 7,5 per cento rispetto all’anno precedente, raggiungendo il valore di 1.781.221 milioni di euro. Una percentuale di crescita del pil (a prezzi correnti) così elevata non è frequente per l’Italia ed è dovuta al confronto con i numeri del 2020, fortemente influenzati dalla pandemia, che ha bloccato l’attività produttiva per molti mesi causando un crollo del pil italiano del 8,9 per cento.

 

Istat definisce la crescita italiana “di intensità eccezionale” ma è stata sufficiente per ritornare ai valori del 2019? Il confronto con i dati prepandemici mostra che il pil italiano nel 2021, misurato a prezzi correnti, ha quasi recuperato il valore del 2019, risultando appena appena inferiore (-0,4 per cento). La solidità economica di un paese non si misura soltanto con il pil – che, anzi, secondo molti osservatori è una misura estremamente superficiale -, ma il dato del 2021 indica che già nel corso di quest’anno l’Italia avrà completamente recuperato i livelli economici bruscamente interrotti dalla pandemia.

 

Osservare le componenti della crescita del prodotto interno lordo è un ottimo modo per comprendere le modalità con cui l’economia italiana sta recuperando. Per farlo, Istat ricorrere al pil non a prezzi correnti, ma attraverso il suo volume. In tal modo la crescita risulta non più pari al 7,5 per cento, ma al 6,6 per cento ed è possibile scomporla. “A trascinare la crescita è stata soprattutto la domanda interna”, afferma Istat. Infatti, il valore (6,6 per cento) è quasi interamente legato alla domanda interna di beni e servizi: il contributo degli investimenti vale 3 punti percentuali e quello dei consumi delle famiglie pesa altri 3 punti percentuali. L’export contribuisce “in modo molto limitato” per appena 0,2 punti percentuali.

 

Il tema del rapporto con il commercio estero è interessante: benché il suo contributo alla crescita del pil nel 2021 sia stato sostanzialmente ininfluente, analizzando singolarmente i dati delle esportazioni e delle importazioni si nota una netta ripresa. Rispetto al 2020, il valore delle prime è aumentato del 13,3 per cento, mentre quello delle seconde del 14,5 per cento. Anche in questo caso le variazioni risentono delle interruzioni dei commerci avvenute nel 2020 e delle difficoltà che hanno colpito la supply chain per tutto il 2021. I colli di bottiglia si stanno gradualmente allentando ed è quindi possibile che le esportazioni e le importazioni crescano ulteriormente nel 2022.

 

I settori che sono cresciuti più rapidamente durante il 2021 sono stati i servizi, la manifattura e le costruzioni. I primi due hanno registrato una variazione poco superiore al 10 per cento, mentre il settore delle costruzioni è cresciuto del 21,3 per cento. Questa cifra non è legata ai risultati del 2020, nonostante anche le costruzioni si siano fermate per alcuni mesi, ma è dovuta soprattutto alla spinta prodotta dai vari bonus edilizi pensati dalla politica. Questi incentivi hanno certamente raggiunto l’obiettivo di far ripartire un settore molto importante e ampio, ma restano numerosi dubbi sull’equità degli strumenti e sulle modalità di verifica dei requisiti. Vive una contrazione (-0,8 per cento) il settore dell’agricoltura, della silvicoltura e della pesca dovuta all’aumento dei prezzi delle materie prime alimentari e dei beni energetici, che si è verificato nella seconda parte del 2021.

 

Osservando invece le principali voci della finanza pubblica si nota che è migliorato l’indebitamento della pubblica amministrazione di circa 31,6 miliardi di euro e che alcuni dati sono migliori delle aspettative. A ottobre, nella nota di aggiornamento al Def il ministro dell’Economia Franco prevedeva che il rapporto debito/pil sarebbe sceso nel 2021 al 153,5 per cento. In realtà questo valore è stato migliorato di diversi punti percentuali: secondo Istat l’Italia ha chiuso il 2021 con un rapporto debito/pil pari al 150,4 per cento. Un elemento molto importante con cui presentarsi alle trattative europee per il Patto di stabilità e crescita che entreranno nel vivo a breve.

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