Foto: Ansa/Daniel Dal Zennaro

Generali à la guerre

Schiaffo di Generali a Del Vecchio: nel cda l'ex ad di Luxottica

Stefano Cingolani

Il nome di Andrea Guerra come presidente del Leone di Trieste desta sorpresa e inasprisce la battaglia interna alle Assicurazioni. Se non fosse una coincidenza, si potrebbe parlare di legge del contrappasso

Senza dubbio non l’hanno fatto a posta. Honi soit qui mal y pense, come si dice. E i saggi amministratori delle Assicurazioni Generali che stanno vagliando i candidati da inserire nella lista dei tredici componenti del nuovo consiglio da proporre all’assemblea il 29 aprile prossimo, avevano in mente tutt’altro quando hanno considerato Andrea Guerra come possibile presidente al posto di Gabriele Galateri che ha già completato il terzo mandato.

Tuttavia quel nome desta sorpresa. Non perché non sia titolato, al contrario è un manager colmo di successi. Ma perché è stato amministratore delegato della Luxottica, licenziato in tronco da Leonardo Del Vecchio il quale come sappiamo conduce una strenua battaglia, insieme a Francesco Gaetano Caltagirone, contro l’attuale gestione del Leone di Trieste. Del Vecchio non vuole che Philippe Donnet venga riconfermato come capo azienda, ma non solo: rifiuta da cima a fondo l’intero sistema, cosiddetto anglosassone, secondo il quale in una public company spetta al consiglio uscente presentare all’assemblea i nomi per il consiglio entrante. Dal punto di vista metodologico c’è il rischio di autoreferenzialità, generando quella che un uomo d’impresa e di legge come Bruno Visentini chiamava “l’azienda di nessuno”. Dal punto di vista sostanziale, non avendo fiducia in Donnet, sia Del Vecchio sia Caltagirone rifiutano anche la sua lista.

Se l’idea di inserire Guerra non fosse una coincidenza, si potrebbe parlare di legge del contrappasso. Romano, 56 anni, figlio di un principe del foro, amico di Nicola Zingaretti fin dai tempi della scuola, laureato in Economia e commercio, Guerra entra nel 1994 alla Merloni e accompagna la crescita del gruppo di elettrodomestici finché nel 2004 Del Vecchio non lo chiama alla Luxottica. Dopo la rottura con il primogenito Claudio ritiratosi a New York per gestire la Brooks Brothers (un’avventura finita due anni fa in bancarotta) Del Vecchio aveva deciso di lasciare la gestione degli occhiali a un manager professionale, per dedicarsi dal buen retiro di Montecarlo alla finanza e all’immobiliare. In dieci anni il valore azionario dell’azienda balza da 14 a 40 euro per azione e la Reuters lo nomina il miglior manager italiano dopo Mario Greco, allora capo delle Generali. Ma il feeling con Del Vecchio si spezza.

I motivi del conflitto con Guerra non sono chiari. Tanto che le scuole di pensiero diventano addirittura quattro. La prima chiama in causa la strategia: sono sorti dissidi sull’accordo raggiunto con Google per gli avveniristici occhiali web che non sono mai decollati o sulla possibilità di una vendita a Essilor apparsa all’orizzonte già nel 2013. La seconda spiegazione è più triviale: Guerra voleva più soldi. Non che guadagnasse poco, in dieci anni aveva incassato 65 milioni, ma aveva più che raddoppiato i ricavi e triplicato i profitti. Il terzo motivo sarebbe politico: Guerra era stato corteggiato da Matteo Renzi allora capo del governo, il quale dopo l’uscita da Luxottica lo ha nominato suo consigliere strategico a Palazzo Chigi (si è dimesso nel 2016 per guidare la Eataly di Oscar Farinetti). Infine c’è la ragione forse più consistente.

L’uscita di Guerra coincide con l’ascesa di Francesco Milleri che diventa amministratore delegato con funzioni vicarie e poi guida la fusione con Essilor (nel maggio dello scorso anno viene nominato amministratore delegato del nuovo gruppo Essilux quotato a Parigi). Oggi Milleri è il successore di Del Vecchio. In un’intervista al Corriere il magnate ha dichiarato che “considerata la mia età, ho espressamente voluto che nel contratto sottoscritto con Essilor, sia Francesco Milleri a sostituirmi nel caso io venissi a mancare”. L’intero patrimonio (valutato in 25,8 miliardi di dollari dalla rivista Forbes) verrebbe diviso per il 75 per cento tra i sei figli, il restante 25 per cento andrà alla moglie Nicoletta Zampillo, sposata nel 1997, poi divorziata nel 2000 e risposata nel 2010. L’ingresso di Milleri in azienda come consulente informatico è anche frutto dell’amicizia con la signora Zampillo. “Vicini di pianerottolo”, è stato scritto dai soliti giornalisti pettegoli. Fatto sta che Milleri è l’uomo del quale più si fida il patron di Luxottica anche nelle sue battaglie finanziarie.

Con un banale, ma inevitabile gioco di parole, si direbbe à la guerre comme à la guerre. La presidenza delle Generali a Guerra, anche escludendo qualsiasi voglia di rivincita, sarebbe la sanzione di una frattura radicale. Nel caso in cui Del Vecchio perdesse in assemblea non gli resterebbe che mollare tutto oppure passare al piano B: domare il Leone conquistando prima Mediobanca.