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È terremoto in Generali. Ecco il piano di Caltagirone

Stefano Cingolani

L'ex vicepresidente accelera e spinge Del Vecchio a prendersi il Leone con un’opa su Mediobanca

La notizia delle dimissioni di Franco Caltagirone dal cda e, quindi, dalla vicepresidenza delle Generali, non è stata presa bene in piazza Affari. In una giornata fiacca con un indice sceso dell’1,3% a metà pomeriggio, il titolo del Leone ha perso l’1,4% e peggio è andata Mediobanca (-1,7%). Come mai? In genere la borsa festeggia quando sente puzza di polvere da sparo. Ma gli operatori si chiedono cosa stia accadendo lungo l’asse che va da piazzetta Cuccia a Trieste e attendono un doppio chiarimento. Il primo riguarda la coppia Del Vecchio-Caltagirone che ha stretto un patto per cambiare i vertici delle Generali; il secondo la scalata a Mediobanca, con la possibilità che Del Vecchio lanci un’opa.

 

L’uscita improvvisa del costruttore romano, azionista con l’8%, ha sorpreso l’entourage del patron di Luxottica. Caltagirone ha perso la pazienza e fa sapere che se le cose non cambiano è pronto a vendere tutto e investire in compagnie più dinamiche. Ma a questo punto i pattisti devono presentare al più presto sia il contro-piano sia la lista alternativa di consiglieri. E’ cominciata la “campagna acquisti”? Chi potrebbe sostituire l’ad Philippe Donnet e chi il presidente Gabriele Galateri? Di nomi ne girano parecchi. Uomini di macchina come Diego De Giorgi di Merrill Lynch entrato nel cda di Unicredit, Giulio Terzariol direttore finanziario di Allianz o Matteo Del Fante che, però, alla guida delle Poste ricopre un ruolo strategico, ancor più con il Pnrr.  Ci sono poi uomini di alto profilo che potrebbero diventare presidenti operativi: Domenico Siniscalco ex ministro dell’Economia oggi a Morgan Stanley già in corsa per la presidenza dopo l’uscita di Cesare Geronzi, o Corrado Passera anche se si sta dedicando giorno e notte alla sua Illimity. Si è parlato di un ritorno di Sergio Balbinot, oggi in Allianz, mentre la figura di punta nella partita doppia che si gioca in borsa è Vittorio Grilli, l’economista già dg del Tesoro e ministro che ora guida JP Morgan in Europa. E’ l’advisor di Del Vecchio e per lui si era parlato in realtà della presidenza di Mediobanca, ma qui tutto potrebbe cambiare in modo radicale.

 

Circola, infatti, l’indiscrezione Del Vecchio stia sondando la Bce per superare la soglia del 20% in vista di un’opa su piazzetta Cuccia. La Bce lo ha autorizzato a salire fino a un quinto del capitale, consentirà un passo tanto ardito? Non c’è conferma ufficiale, quindi la voce va raccolta con cautela per una società quotata. La mossa sarebbe costosa, ma molto meno di una scalata delle Generali. Mediobanca capitalizza circa 9 miliardi, la compagnia triestina 30 miliardi. Il Leone è il vero obiettivo di Del Vecchio, una volta raggiunto potrebbe liberarsi del suo cavallo di Troia e a piazza degli Affari dove amano costruire scenari, si pensa che possa tornare in campo Unicredit la quale nel 2019 aveva ceduto parte del proprio 8% di Mediobanca alla Delfin, la holding lussemburghese del suo cliente eccellente. Andrea Orcel pagherebbe l’eventuale acquisizione girando il 12,8% delle Generali a Del Vecchio che ne possiede ufficialmente il 6,6%. Ma qui davvero stiamo gettando la palla troppo avanti. Sarebbe un terremoto; la compagnia triestina che oggi è una public company, verrebbe controllata da un solo imprenditore con quasi il 20%; non va dimenticato poi che Generali ha in pancia un cospicuo boccone di titoli di stato. Con un debito crescente da rifinanziare e uno spread che fa di nuovo capolino, è materiale esplosivo.