Paolo Savona (Foto LaPresse)

Su Generali, il mercato è vivo. Lo è anche la Consob? Dubbi

Stefano Cingolani

Cosa fanno la Commissione di controllo presieduta da Savona e l'Ivass guidata dal dg di Banca d'Italia? Da più parti si chiede che le autorità assumano un ruolo attivo

Cosa fa la Consob, la Commissione di controllo sulle società e la borsa presieduta da Paolo Savona? E l’Ivass, l’Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni presieduto dal direttore generale della Banca d’Italia Luigi Signorini? I due guardiani delle regole assistono silenti a bordo campo mentre è in corso la più importante partita finanziaria degli ultimi anni la cui posta in gioco non è altro che le Assicurazioni Generali, ovvero “il portafoglio degli italiani”? Da più parti si chiede che le autorità assumano un ruolo attivo. “Ivass e Consob ancora latitanti”, titolava ieri un commento pubblicato dal Sole 24 Ore. Finora entrambe hanno fatto sapere che “seguono con attenzione gli ultimi sviluppi”.

     

Le questioni importanti sono due: la legittimità della procedura adottata dai vertici delle Generali per la nomina del nuovo consiglio di amministrazione e la natura del patto stipulato tra Leonardo Del Vecchio e Francesco Gaetano Caltagirone. Su questo secondo punto la questione che si pongono i rivali dei due imprenditori è: trattasi soltanto di consultazione come annunciato o esiste un concerto generato dal rapporto privilegiato con la fondazione Cassa di Risparmio di Torino?     

    

Secondo il testo unico della finanza, chi supera il 10 per cento di una società deve dichiarare le proprie intenzioni alla Consob e chiedere l’autorizzazione all’Ivass. Né Caltagirone né Del Vecchio vanno oltre quel tetto (il primo sfiora l’8 per cento, l’altro possiede il 6,6 per cento). Nel suo insieme, però, il patto arriva al 16,2 per cento con il pacchetto dell’1,5 per cento in mano alla Crt. Con le dimissioni dal consiglio di Romolo Bardin che rappresenta Del Vecchio, tre giorni dopo quelle di Francesco Gaetano Caltagirone che era anche vicepresidente vicario, i pattisti hanno le mani libere e possono raggiungere il 19,9 per cento comprando azioni senza doverle dichiarare perché al di sotto della seconda soglia rilevante, quella del 20 per cento, superando così Mediobanca che, anche grazie ai titoli presi in prestito, controlla il 17,22 per cento del capitale. Una mossa astuta, ma dà corpo alla tesi che Caltagirone e Del Vecchio si muovano in modo concordato con l’obiettivo di acquisire il controllo del Leone di Trieste. Il testo unico sulle assicurazioni per concedere l’autorizzazione “considera anche l’acquisizione da parte di più soggetti che intendono esercitare in modo concertato i relativi diritti sulla base di accordi in qualsiasi forma conclusi”. Il patto formalmente non prevede un tale vincolo, ma  i vertici delle Generali siano convinti del contrario.

     

Una battaglia di mercato, evidentemente, chiama in causa il “cane da guardia” del mercato. E qui la Consob entra in gioco anche per un’altra ragione, delicata. La commissione per la borsa è stata già sollecitata da Caltagirone sulla legittimità della procedura adottata dai vertici delle Generali per la nomina del nuovo consiglio di amministrazione e sulla scelta di Mediobanca, azionista numero uno della compagnia, di prendere in prestito le azioni per aumentare la propria quota. La Consob ha preso tempo con una interpretazione salomonica che chiede lumi al mercato attraverso una consultazione sui rischi e le opportunità del “modello anglosassone” adottato dal cda delle Generali. La commissione si è divisa tra “liberisti” e “interventisti” e l’escamotage è passato a maggioranza.

   

La Consob stessa è in piena transizione. Dal 7 febbraio Carmine Di Noia lascerà l’incarico per dirigere gli affari finanziari dell’Ocse. Al suo posto è stato designato Carlo Comporti che proprio ieri ha cominciato la sua audizione in Senato. E’ la seconda nomina del governo Draghi che nel luglio scorso ha scelto Chiara Mosca per sostituire Anna Genovese il cui mandato settennale è scaduto. I nuovi commissari sono professionisti che vengono dal privato e non dalla burocrazia pubblica, tocca al prof. Savona mettere insieme le due anime e al più presto. Lo scontro per le Generali è una vera prova del fuoco. Caltagirone non è soddisfatto per quella che considera una mancata risposta alle sue rimostranze. La lettera di dimissioni rende esplicito il suo stato d’animo, si sente “palesemente osteggiato” e attacca Donnet e Galateri i quali gli avrebbero impedito di dare il proprio contributo. Ieri il cda delle Generali si è riunito per dare il via al lungo processo per la scelta dei nuovi consiglieri: si parte da una long list dalla quale esce una short list e da questa i 13 nuovi membri da far votare all’assemblea del 29 aprile. A oggi esiste un piano industriale presentato da Donnet, mentre trapela che gli sfidanti lavorano a un contro-piano e preparano la loro contro-lista. In Generali, grazie al cielo, il mercato è più vivo che mai. Lo è anche la Consob?