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Il Risiko degli advisor

Che farà Tim? I movimenti suggeriscono una mossa a sorpresa di Vivendi

Stefano Cingolani

Enrico Letta è entrato a gamba tesa contro Bollorè: "Ha un profilo inquietante, è in conflitto d’interessi. E che cosa vuole dall’Italia?”. Ma i francesi sono convinti che quella del segretario Pd non sia la posizione del governo

Al capezzale di Tim s’affollano i medici e si moltiplicano diagnosi e ricette. Oltre a Kkr che ha lanciato l’Opa sul 100 per cento dell’azienda, ci sono altri fondi d’investimento interessati, tra questi il britannico Cvc specializzato in telecomunicazioni. Circolano voci su possibili rilanci ben visti se non benedetti da Vivendi l’azionista numero uno con il 24 per cento che per il momento ha rifiutato l’offerta di Kkr. I francesi hanno smentito di avere contatti con Cvc o altri fondi e sono irritati dalla piega che sta prendendo la partita. Sia chiaro, succede anche in Francia, quindi nessuno può fare lo gnorri, tuttavia il segretario del Pd Enrico Letta è entrato a gamba tesa contro Vivendi, con un argomento tutto politico: Vincent Bolloré, il patron del gruppo francese, sostiene Eric Zemmour, il (quasi) candidato presidenziale che da un fronte populista destrorso sfida Emmanuel Macron.

Tim, quali sono le prossime mosse di Bolloré

“Bolloré ha un profilo inquietante, è in conflitto d’interessi. E che cosa vuole dall’Italia?”, ha tuonato Letta domenica a Firenze al Festival del Foglio. Gli ha fatto eco anche Carlo Calenda. Ai vertici di Vivendi sono stupiti da tanta veemenza, tuttavia in base ai loro contatti, soprattutto con il ministero dell’Economia e con la Cdp seconda azionista di Tim con il 10 per cento, sono convinti che quella di Letta non sia l’opinione del governo. Mario Draghi ha posto tre paletti, l’occupazione, la rete, la tecnologia, insomma ha delimitato il campo da gioco, per il resto vuol fare da arbitro. Almeno finora. L’unica replica di Vivendi è indiretta: cosa vogliamo fare noi lo abbiamo detto, cioè resistere non solo perché il prezzo è troppo basso (nel 2016 hanno comprato a un euro e Kkr offre poco più di 50 centesimi), ma perché siamo investitori industriali. Nessuno conosce invece che cosa vuol fare il fondo americano, non ha presentato nessun piano strategico, la due diligence non è ancora cominciata, mentre il nuovo direttore generale Pietro Labriola, che guida Tim Brasil, sta mettendo mano ai conti che, a quanto pare, sono peggiori del previsto.

 

Dunque, da una parte c’è la più grande Opa europea nelle telecomunicazioni lanciata da un fondo d’investimento americano, dall’altra i partiti che piantano le loro bandierine e si schierano pro o contro gli azionisti i quali dovrebbero essere i soli a parlare e ad agire. Il fatto è che Telecom Italia anche se privatizzata nel 1997 è rimasta un’azienda “di sistema”, quindi politica. Chi ha memoria storica ricorda l’uscita di Massimo D’Alema nel 1999 contro Deutsche Telekom con la quale stava trattando l’amministratore delegato Franco Bernabè. Una mossa che aprì la strada alla scalata di Roberto Colaninno e dei “capitani coraggiosi”. Da allora in poi a ogni cambio di governo Telecom ha cambiato azionisti di riferimento e capi azienda.

Dalla politica al ruolo delle banche d'affari

La storia si ripete in forme diverse, ma con la stessa sostanza? A giudicare dalle banche d’affari in lista d’attesa le cose potrebbero cambiare. Se parte una controfferta, c’è grasso che cola per tutti. Ma anche se si arriva a un negoziato per la spartizione della torta, non ci saranno solo briciole. A sostenere Kkr c’è la JP Morgan guidata in Europa da Vittorio Grilli ex ministro dell’Economia, la Morgan Stanley e Citigroup insomma il top della finanza a stelle e strisce. Per Telecom ci sono Goldman Sachs e Bank of America, ma anche Rothschild, Unicredit, Lazard sgomitano per un mandato. Quanto a Bolloré potrebbe appoggiarsi a Mediobanca rischiando però un altro conflitto, visto che è azionista di Piazzetta Cuccia anche se, ormai, con appena il 2,1 per cento. Ci sta ragionando su lo studio Chiomenti. Accanto alla Cdp c’è il Credit Suisse. Che la festa cominci.

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