la festa dell'ottimismo

Letta: "Non vogliamo votare nel 2022. Usiamo questo tempo per riforme condivise"

Il segretario del Pd lavora per un fronte ampio, anche in ottica quirinalizia, dice dal palco di Palazzo Vecchio. Un campo largo anche con Iv e Azione? "Con chi ci vorrà stare"

Redazione

Dice che sta seminando. E che ci crede davvero che in questo suo “campo largo” crescerà davvero qualcosa di buono. Con anche Italia viva e Azione? “Con chi ci vorrà stare”, spiega Enrico Letta, segretario del Pd intervenendo alla Festa dell’Ottimismo. “Di là c’è un 40 per cento degli elettori che indica una scelta che è a favore di due partiti – FDI e Lega – che in Ue sono protagonisti della costruzione del sovranismo antieuropeo. Noi ci stiamo avvicinando alle elezioni: manca un anno e mezzo. Ognuno di noi deve sentire questa responsabilità sulle proprie spalle, sapendo che nessuno potrà essere soddisfatto se avrà preso un voto in più degli altri, come a me non basterebbe prendere un punto percentuale in più rispetto al Pd di Renzi del 2018, per poi consegnare il paese a Salvini e Meloni”. Largo, seppur diversamente largo, è anche il fronte che Letta auspica in ottica quirinalizia. “Il presidente della Repubblica viene eletto sempre con maggioranza ampia. E questa è per giunta una situazione eccezionale, con maggioranza eccezionalmente ampia. Sarebbe contraddittorio se fosse una maggioranza più piccola a eleggere il capo dello stato”.


Quanto all’ipotesi che possa essere Mario Draghi il prossimo presidente della Repubblica, Letta non si esprime. Ma auspica che comunque quell’appuntamento non sia il preludio al precipitare degli eventi verso elezioni anticipate. “Il Parlamento e tutti noi non vogliamo che si vada a votare nel 2022, visto anche il riacutizzarsi della pandemia. E allora usiamo questa fase finale della legislatura, e questa maggioranza così ampia, per discutere di riforme condivise: sul finanziamento ai partiti, perché la nostra riforma nel 2014 sul due per mille doveva essere il primo passo di un disegno complessivo e invece poi non si è più fatto niente, e anche sui regolamenti parlamentari, per limitare questa pratica fastidiosa del trasformismo”. 


E poi, negli stessi mesi, ci sarà da correre sul Pnrr. “Qui la mia preoccupazione è legata allo scarto tra le aspettative generate da tutti e noi e le possibili disillusioni conseguenti. La vera forza del Pnrr sta, per l’Italia, nel rilancio convinto degli investimenti pubblici, che però darà risultati sul medio e lungo periodo, non avendo dunque effetti immediati sulla vita delle persone”. 


Letta interviene poi anche sull’affaire Tim. “Partita delicatissima”, dice il segretario del Pd, “che per fortuna è nelle mani di persone come Draghi e Vittorio Colao. Tra le varie domande che dovremmo farci, però, una riguarda anche il cambio di strategie di Vivendi. Perché Bolloré da qualche mese è sceso in campo, come principale sostenitore di Eric Zemmour, candidatura particolarmente inquietante. Bolloré che scende in politica che gioco vuole giocare, in Italia?”.

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