editoriali

Le concessioni spiegate a Briatore

Redazione

Il lamento degli imprenditori sulle spiagge non regge. Un giro in Europa

Flavio Briatore, imprenditore, scende in campo contro l’apertura alla concorrenza imposta dal Consiglio di stato per le concessioni balneari che, prorogate dal governo Lega-5 stelle per 15 anni al 2034, scadranno a fine 2023. Briatore, che dice di non avere problemi a raddoppiare l’offerta per il Twiga di Marina di Pietrasanta e anzi ad aggiudicarsi altre concessioni, vuole “portare tutti a Saint-Tropez” dove, afferma, “le spiagge sono in mano a pochi gruppi francesi”. La categoria è sul piede di guerra pur essendo la sentenza inappellabile né modificabile dal Parlamento. E se riconosce che 2.500 euro all’anno di canone medio sono pochi per introiti ufficiali di due miliardi, risponde che “bisognava pagare di più, bastava chiedere…”.

   

Ma perché l’Italia è in questo pasticcio e i paesi concorrenti no? La direttiva europea Bolkestein è del 2006 e il primo richiamo all’Italia del 2009. Dieci anni dopo Lega e 5s in pieno mood anti Ue risposero con la maxiproroga. Eppure un dossier della Camera della precedente legislatura indicava come Francia, Croazia, Grecia, Spagna e Portogallo avessero approvato misure che conciliavano concorrenza, investimenti e occupazione applicando in pieno la legge europea. Il Portogallo prevedendo diritti di prelazione per chi ha già una concessione, la Spagna con gare pubbliche e private. E con buona pace di Matteo Salvini che attacca gli euroburocrati affamatori, sono intervenuti anche i sindaci italiani: quello di Arzachena ha chiesto che in Costa Smeralda valesse la legge europea e non quella di Lega-5s. Quello di Lecce ha promosso il ricorso al Consiglio di stato.

    

Quelli di Latina, Sabaudia e Minturno sulla costa laziale chiedendo al governo gialloverde e poi al rossogiallo di ripensarci. I sindaci liguri negoziano con la regione conguagli per i canoni irrisori. Se il tempo è scaduto, e intanto gli altri paesi mediterranei hanno guadagnato quote di bagnanti, forse sarebbe il caso di chiedere conto a chi ne ha fatto una guerra di religione; citofonando Salvini.

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