C'è spazio per l'Ue

L'aerospazio comune, nuova frontiera Ue. Parlano Carta, Violante e Profumo

Gianluca De Rosa

Nella corsa allo spazio Italia, Germania e Francia non possono competere da sole. Ma l'industria comune è necessaria per i mercati emergenti, la sicurezza, la difesa e i servizi. Ministri, accademici e dirigenti d'impresa si ritrovano a Roma per lanciare la sfida

“È assolutamente fondamentale che le risposte alle domande che ci poniamo oggi siano date solo in un’ottica europea, sia a livello industriale che geopolitico, altrimenti, in Europa, tutti usciremo da questo mercato”. Ad ascoltare l’ad di Leonardo, Alessandro Profumo, in platea ci sono anche gli ambasciatori di Germania e Francia. Nella sala conferenze del complesso di San Salvatore in Lauro è presente tutto il gotha dell’aerospazio italiano ed europeo: il direttore generale dell’Esa, Josef Aschbacher, il presidente dell’Asi, Giorgio Saccoccia. 


E poi, oltre alla direttrice dell’Agenzia spaziale delle Nazioni Unite, l’italiana Simonetta Di Pippo, sono presenti  anche tre membri del governo Draghi: il titolare del Mise Giancarlo Giorgetti, la ministra dell’Università Maria Cristina Messa e Vittorio Colao, ministro dell’Innovazione che da tre settimane ha ricevuto dal premier anche l’incarico di Autorità delegata per le politiche dello Spazio. E pure quattro rettori (Sapienza, Federico II, Politecnici di Milano, di Torino e di Bari). Una tavola rotonda di assoluto prestigio. D’altronde l’evento è stato organizzato dalla fondazione Leonardo proprio con lo scopo di stimolare un dialogo su tre livelli: industria, ricerca e istituzioni. 


L’economia dell’aerospazio è ormai da decenni un settore fondamentale, Leonardo un’eccellenza europea. Ma le missioni di Musk e Bezos, il “New space” dei privati, potrebbero rappresentare una svolta mai vista. Oggi l’industria spaziale globale vale 350 miliardi, ma secondo le stime di Morgan Stanley la cifra potrebbe schizzare a oltre un trilione di dollari in un solo decennio. Un mercato gigantesco per il quale però i singoli paesi europei sono troppo piccoli. L’esigenza di sinergie industriali è nei numeri. Nel 2020 nell’economia dello spazio sono stati investiti 70 miliardi di euro, 12 in Europa e il resto, in larga parte, negli Stati Uniti. “Né l’Italia, né la Francia, né la Germania hanno le capacità di poter competere da sole”, ha detto l’ad di Leonardo.  E le opportunità che lo spazio, infinito per definizione, può offrire, sono straordinarie. Non solo per le materie prime: idrogeno e terre rare. Il progetto della Nasa Artemis punta a riportare l’uomo sulla Luna entro il 2024: l’inizio di una nuova colonizzazione. E se i grandi privati americani saranno i vettori, anche l’Europa cerca il suo ruolo. Un’idea ce l’ha il generale e astronauta Roberto Vittori: “Musk punta a ridurre il costo di un allunaggio di un centesimo, su questo non possiamo competere, ma possiamo cercare di essere complementari: il 50 per cento della stazione spaziale internazionale è stato realizzato con moduli della nostra industria. Lui porterà l’uomo sulla Luna, perché noi non facciamo la logistica?”. L’Italia ci proverà, cercherà di diventare il fornitore di abitazioni lunari. Lo ha garantito proprio Profumo: “Ci stiamo lavorando anche identificando nuovi materiali”.


Ma lo spazio non sarà solo un mercato sterminato. Tra le orbite dei satelliti si giocano sfide importanti per la sicurezza e la difesa. Per questo, come spiega il presidente della fondazione Leonardo Luciano Violante, l’integrazione europea a livello d’industria dell’aerospazio e quella per una difesa comune sono “due discorsi autonomi, ma che inevitabilmente s’incrociano”. Già oggi i satelliti che ruotano intorno al pianeta – sono 4.300 – garantiscono un’infinità di servizi, dalle telecomunicazioni all’agricoltura di precisione. “Gli assetti spaziali – dice il presidente di Leonardo Luciano Carta – costituiscono un’infrastruttura critica da proteggere, lo spazio è teatro di un nuovo processo di militarizzazione. Distruggere un satellite può provocare un disastro per trasporti, rete elettrica e tlc. Dobbiamo fare i conti col fatto che numerosi paesi sono dotati di armi anti-satelliti”. Non è un caso che negli ultimi tempi tutte le grandi potenze – Cina, Usa e Francia – si siano dotate di comandi o forze spaziali. Lo ha fatto anche l’Italia, dal settembre del 2020. Che lo spazio possa essere il grimaldello per una più serrata integrazione della difesa europea?