Drill, Greta, drill!

Verdi senza finire in rosso. Paradosso ecologista in Norvegia

Giulio Meotti

Il paese più sostenibile del mondo, ai corifei verdi: “Per il green serve denaro e noi lo prendiamo da petrolio e gas”

Chi paga la transizione energetica? Il primo ministro norvegese ha detto che il suo paese, la “nazione più sostenibile del mondo”, che batte tutti i record ecologisti con la “la fabbrica più green del mondo” e la “prima città sostenibile del mondo”, continuerà a trivellare in cerca di petrolio e gas. Erna Solberg, al potere dal 2013 e in corsa per un terzo mandato senza precedenti per un primo ministro conservatore a Oslo, ha dichiarato al Financial Times che andrà avanti con l’estrazione e la produzione di energia fossile

 
La premier norvegese ha detto che c’è una grande e continua necessità di petrolio e gas, anche per produrre energie e tecnologie alternative. “C’è un grande cambiamento in corso e accadrà comunque, la domanda è quanto velocemente andrà e non intendiamo accelerarlo politicamente”, ha detto il primo ministro. Anche il Labour sostiene l’industria petrolifera norvegese. Greta Thunberg, che ha già rifiutato un premio norvegese, non l’ha presa bene e ha accusato la nazione paladina della sostenibilità di essere incoerente:  “C’è un gap - ha detto su Twitter - tra azioni e parole”. 

 
Tutto il contrario. La bilancia commerciale (vale il 42 per cento delle sue esportazion) e l’occupazione della Norvegia dipendono dalla venduta dei fossili. “L’oro nero è anche il motivo per cui i 5,4 milioni di abitanti della Norvegia oggi hanno il più grande fondo sovrano del mondo, del valore di ben 1,36 trilioni di dollari”, scrive la France Presse. 

 
Norges Bank Investment Management (NBIM), il ramo di gestione patrimoniale della banca centrale norvegese e del ricchissimo fondo sovrano, ha appena accettato di acquisire una quota del cinquanta per cento nel parco eolico offshore Borssele nei Paesi Bassi dalla società energetica danese Ørsted A/S per il valore di 1,375 miliardi. NBIM ha affermato che Borssele – il secondo più grande parco eolico  al mondo – ha una capacità di 752 megawatt e può produrre energia sufficiente per soddisfare la domanda annuale di elettricità di circa 1 milione di famiglie olandesi.  

  
In attesa di un mondo più verde e non potendo soddisfare il motto ambientalista radicale “verde ma non abbastanza” (non lo è mai), la Norvegia persegue un petrolio più verde. All’inaugurazione ufficiale del gigantesco e controverso giacimento di petrolio Johan Sverdrup al largo della Norvegia, l’operatore statale Equinor e il ministero per l’Energia hanno stimato che il giacimento genererà meno emissioni di qualunque altro al mondo: 0,7 chilogrammi per barile prodotto, rispetto a una media mondiale di 18 chilogrammi.


La ricchezza del fondo sovrano

Il fondo sovrano ha un mandato dal Parlamento norvegese per investire fino al due per cento delle attività del fondo in attività e progetti di energia rinnovabile. Nessun altro paese al mondo fa altrettanto. La Norvegia a gennaio non è solo è diventata leader mondiale nella diffusione delle auto elettriche (sono il 54 per cento del suo mercato), ma sta per raggiungere anche la vetta mondiale nell’uso di elettricità per ogni abitante. Ci sono grandi vantaggi nell’acquistare una Tesla o un’altra auto elettrica. Il governo rinuncia alle tasse che impone sulla vendita di  auto a diesel o benzina. Consente alle auto elettriche di percorrere le corsie degli autobus. Le strade a pedaggio sono gratuite. 

  
La  Norvegia spera che solo le auto elettriche saranno vendute nel paese entro il 2025. A Oslo è stata realizzata, per la prima volta, una nuova area pedonale utilizzando esclusivamente mezzi a impatto zero. Oslo intende porsi anche come leader mondiale della decarbonizzazione dell’industria edile.    

  
Il fondo sovrano è stato costituito nel 1990 come veicolo per investire le vaste entrate del petrolio e del gas della Norvegia e possiede l’1,4 per cento di tutte le società quotate in borsa del mondo. Tina Bru, ministro del Petrolio e dell’Energia, ha detto che “mantenere competenze e tecnologie nel settore petrolifero e del gas è vitale anche per lo sviluppo dell’eolico offshore e dell’idrogeno”. 

  
I corifei dell’ambientalismo radicale vorrebbero far pagare in tasse alla classe media la transizione energetica, per poi ritrovarsi le rivolte dei gilet gialli. La Norvegia prova a farlo reinvestendoci i suoi immensi profitti che gli vengono dai vecchi e vituperati combustibili fossili, non dal letame di mucca. Per diventare verdi non si può andare in rosso.

  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.