Roberto Monaldo / LaPresse

Lo stato ha bisogno dei privati per governare il Pnrr. I dati di Generali

Mariarosaria Marchesano

Effetto Covid: 8 Italiani su 10 considerano la paura di ammalarsi in cima alla lista delle loro preoccupazioni. Così deve adattarsi anche il sistema assicurativo

“Un sistema sanitario nazionale forte è essenziale per un corretto funzionamento del servizio: riteniamo che ci sia spazio per una collaborazione tra pubblico e privato, soprattutto nel fare in modo che alcuni ambiti – come la prevenzione, la cura delle cronicità o la riabilitazione – siano sempre più accessibili per tutti”. Marco Sesana, amministratore delegato di Generali Italia, ha spiegato, durante la presentazione del piano Health and Welfare che si è svolta ieri a Milano, che il gruppo assicurativo vede un nuovo modello integrato e innovativo di soluzioni per la salute degli italiani dopo che l’emergenza Covid ha messo la paura di ammalarsi in cima alla lista delle loro preoccupazioni, prima ancora del lavoro.

 

La salute, infatti, è oggi al primo posto per l’80 per cento dei cittadini e non a caso è tra gli obiettivi principali del Pnrr. Così Generali ha deciso di farne un tema centrale della sua strategia di investimento per i prossimi tre anni con un impegno finanziario di 500 milioni di euro, di cui 400 milioni rappresentati da un nuovo fondo di private equity dedicato a finanziare start up e iniziative di tipo imprenditoriali nel settore e 100 milioni che saranno impiegate nel progetto Convivit condiviso con Cassa Depositi e prestiti per la creazione di residenze per gli over 65.

 

Gli investimenti sanitari non sono una novità per i gruppi assicurativi, ma il Covid ha aperto una prospettiva nuova. Gli ospedali pubblici sono stati stressati da sovraccarichi di lavoro e la difficoltà di accesso alle cure sanitarie per altre patologie, almeno nel primo lockdown, è stata generalizzata. Con il graduale ritorno alla normalità, e la percezione, però, che le varianti del virus rischiano di creare un’emergenza perenne, è diventato urgente riprogrammare il sistema sanitario in modo più efficiente ma anche più inclusivo. “Il futuro del paese passa attraverso la salute: questa è una delle lezioni del Covid – ha detto Sesana -  Prevenzione, stili di vita sani e attivi, le migliori cure devono essere accessibili e alla portata di tutti”. Ci sono vari fattori che fanno prevedere che questo settore è destinato ad assumere una crescente rilevanza in Italia.

 

In primo luogo, la pandemia ha portato ad una maggiore consapevolezza del rischio salute, e dell’esigenza di prevenzione, da parte di un gran numero di persone e Generali ritiene che questa tendenza rimarrà nel tempo. In secondo luogo, è in atto un cambiamento demografico che contribuirà a ulteriormente a rafforzare questa percezione come, per esempio, il fatto che gli over 65, che oggi sono 13 milioni circa, arriveranno a 20 milioni entro il 2045. Infine, i 20 miliardi del Pnrr che sono destinati a migliorare la sanità rappresentano un punto di discontinuità con un recente passato fatto soprattutto di tagli.

 

Generali dispone già di una rete capillare sul territorio nazionale con 38 mila medici in strutture convenzionate, 1742 centri diagnostici, 339 centri di cura e 20 mila agenti e consulenti per aziende. Con queste e altre risorse la compagnia punta a creare un intero hub di competenze e innovazione al suo interno. “Vogliamo sostenere il paese in questa sfida – prosegue Sesana - Le soluzioni che proponiamo andranno ad integrare la sanità pubblica e non a sostituirla, con l’obiettivo di rispondere ad una domanda sempre maggiore di servizi, prevenzione, assistenza e accessibilità alle cure. Mettendo a disposizione l’esperienza maturata negli anni in materia di digitalizzazione, Generali è pronta a portare capacità di innovazione in questo settore e anche a sostenere le aziende italiane interessate ad andare all’estero”.

 

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