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Ex Ilva, la protesta degli operai: "Lo stato italiano ci deve delle risposte"

Roberta Benvenuto

La rabbia dei manifestanti sotto il ministero dello Sviluppo economico: "Lavoratori esasperati, da dieci anni in attesa di soluzioni"

"Noi vogliamo più rispetto", è la voce del presidio targato Fiom-Cgil che nella giornata di venerdì si è radunato a Roma per protestare conto l'immobilismo attorno all'ex Ilva di Taranto. "Oltre tremila lavoratori in cassa integrazione e noi stiamo ancora aspettando la sentenza del Consiglio di stato: ormai è un'incognita lunga dieci anni. Se lo stabilimento va chiuso ci devono dare l'alternativa lavorativa e ambientale. Vogliamo sapere una volta per tutte se il governo si assume le sue responsabilità".

 

Da qui il picchetto davanti al palazzo del ministero dello Sviluppo economico. "E solo in ragione di questo il governo ha convocato l'incontro alla presenza dei ministri Giorgetti e Orlando", spiega Francesca Re David, segretaria generale Fiom-Cgil. "Siamo davanti a un ennesimo rinvio della definizione di un tavolo negoziale e di un programma sul piano industriale. Si tratta di scelte urgenti, che a maggior ragione dovranno essere confermate dal Pnrr sia dal punto di vista della transizione energetica e sostenibile delle produzioni, sia dal punto di vista degli investimenti nelle infrastrutture. Noi nel frattempo proseguiremo la mobilitazione".

 

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