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editoriali

Non si cresce di solo smart working

Redazione

Riportare gli statali al lavoro in presenza è più di una mossa simbolica

La decisione del ministro della Funzione pubblica Renato Brunetta di riportare progressivamente al lavoro in presenza i dipendenti delle amministrazioni statali e dintorni ha un valore che va al di là del simbolismo del ritorno alla normalità. C’era un’evidente ingiustizia verso i dipendenti dell’industria e del commercio che in smart working non possono starci, altrettanto verso studenti e insegnanti che con la didattica a distanza hanno dovuto fare lo slalom. E questo nonostante il fair play di Brunetta verso chi era al suo posto, la grillina Fabiana Dadone che teorizzava “almeno il 50 per cento” di statali e affini nel cosiddetto “lavoro agile”, mentre il governo rossogiallo e il sindacato erano all’opera per riservare ai nuovi Piani organizzativi (Pola) il 60 per cento di impiegati al pc di casa. Ingiustizia aumentata e maggiori disagi per cittadini e imprese, per i quali il ministro promette di rovesciare l’assioma: stabilire prima quali pratiche richiedono la presenza e l’accesso sicuro alle banche dati – si pensi al fisco, all’Inps, alla giustizia, ai comuni – e solo dopo si determina quanti, a turno e provvisoriamente restano a casa.

Al di là di questo il telelavoro e le città svuotate degli impiegati si sono rivelati un disastro per l’indotto (bar, ristoranti, imprese di pulizie, mercato degli affitti) e un alibi per le amministrazioni incapaci di riorganizzare i trasporti, Roma su tutte. Ma anche di per sé un’utopia strategicamente sbagliata. Forse Brunetta ha pensato anche alla sua Venezia, che stenta più delle altre grandi città a riprendersi dal lockdown dopo decenni di delocalizzazioni in terraferma di uffici pubblici e privati, con una popolazione ridotta a oltre un terzo che dipende quasi solo dal turismo. Ma in generale sarebbe davvero migliore Londra senza il traffico della City, la sua grande e congestionata metropolitana? E New York senza i flussi downtown verso Wall Street? Le metropoli devono essere incasinate, frenetiche, anche caotiche; organizzate ed efficienti, certo, ma il paradiso e la civiltà non stanno sui monopattini e su Zoom.