Il mondo dell'auto, tra diffidenze e sussidi di stato
Come Germania, Francia, Usa, Cina e Giappone aiutano l’automotive
-
Fca? Non servono polemiche ma vere politiche pro business
-
L'attacco di Orlando a Fca spacca il Pd
-
Il caso Fca e l'egemonia populista. Intervista a Bentivogli
-
È ora di attrarre, non di spaventare
-
Gli abbagli legali e fiscali di chi protesta contro il prestito a Fca
-
Il clima tossico sul prestito rischia di nuocere alla fusione Fca-Psa
-
L'auto ripresa
-
L'addio di Bentivogli al sindacato può essere un'ottima notizia per la politica
-
Ci voleva il Covid per svegliare il governo sugli incentivi alle auto
Sono passate solo due settimane dalla riapertura della fabbrica Volkswagen di Wolfsburg, culla e cuore dell’auto tedesca. Ma la ripresa stenta. Anzi, si parla di fermare alcune linee di produzione per l’assenza di domanda. Nel 2009, di fronte alla crisi finanziaria, la lobby delle quattro ruote scatenò un’offensiva tra Berlino e Bruxelles, per strappare l’assenso a una campagna di incentivi a favore dell’auto: 5 miliardi per dare sprint alle vendite in Germania, un provvedimento fortunato anche perché ben presto imitato da analoghi interventi in Francia e Regno Unito. Altri tempi, a giudicare dalla cautela (anzi, la freddezza) con cui Angela Merkel ha accolto le richieste dei Big in processione dalla Cancelliera il 5 maggio per chiedere stimoli per il settore in caduta libera ancor prima della pandemia. Parliamone a settembre o, se proprio insistete, a giugno. Si è limitata a dire frau Merkel, ansiosa di cancellar l’accusa di essere troppo vicina all’industria dell’auto, fino a ieri punta di diamante dell’economia d’oltre Reno.
Abbonati per continuare a leggere
Sei già abbonato? Accedi Resta informato ovunque ti trovi grazie alla nostra offerta digitaleLe inchieste, gli editoriali, le newsletter. I grandi temi di attualità sui dispositivi che preferisci, approfondimenti quotidiani dall’Italia e dal Mondo
Il foglio web a € 8,00 per un mese Scopri tutte le soluzioniOPPURE