Il vicepresidente della Commissione europea Vladis Dombrovskis (foto LaPresse)

Ultima chiamata da Bruxelles

Redazione

Crescita giù, credibilità giù, debito su. La lettera dell’Ue ci deve preoccupare

Palazzo Chigi e ministero dell’Economia dicono informalmente che “la lettera dell’Unione europea non preoccupa”. A preoccupare è invece la reazione minimalista all’annuncio che la Commissione non aprirà una nuova procedura d’infrazione contro l’Italia, dopo quella appena scampata per eccesso di debito. Ma il giudizio è solo sospeso, fino alla primavera 2020, quando dovrebbe essere in carica la nuova Commissione mentre non è del tutto certo che a Roma ci sarà ancora questo governo. Né, se questo governo ci sarà ancora, che le misure della manovra inizino a produrre effetti. Di certo c’è che l’indebitamento pubblico aumenta, mentre l’avanzo primario (il saldo tra entrate e uscite al netto degli interessi) si riduce all’1,1 per cento. Cioè si continua a spendere più di quanto si incassa. Per questo la Commissione chiede “ulteriori informazioni sulla precisa composizione dei cambiamenti di bilancio strutturale e sugli sviluppi di spesa previsti nel 2020”. Il rischio rimane il solito, la deviazione dalla “compliance”, le regole che portano a ridurre progressivamente il debito pubblico: qualcosa che sarebbe nel nostro interesse, non contro di noi.

 

A consolazione si dice poi “che l’Italia è in buona compagnia” poiché l’ammonimento è arrivato anche a Francia, Belgio e Spagna. Però Emmanuel Macron ha deciso di superare, per un anno, il tre per cento di deficit per finanziare sgravi fiscali e investimenti. Mentre il debito francese, belga e spagnolo è intorno al 100 per 100 del Pil, quello italiano è al 135 con la previsione di superare il 137 tra due anni. La cronaca di queste ore ci dice inoltre che gli investimenti vanno via o si tengono alla larga dall’Italia, a differenza che nel resto d’Europa, compreso il Regno Unito che si avvia alla Brexit. La lettera di Bruxelles non è uno scampato pericolo: è frutto di un po’ di benevolenza non avendo di fronte il governo che mandava a quel paese l’Europa; ed è una sorta di ultimo avviso, che piomba nel mezzo del dibattito tutto italiano sul nuovo Fondo salva-stati. Certo, di ultimi avvisi ne abbiamo ricevuti ogni anno; ma a forza di ignorarli che cosa abbiamo ottenuto? Credibilità in picchiata, ovvero zero crescita, meno lavoro e investimenti; per ora.