Thierry Bolloré (foto LaPresse)

Il dirigismo non sa guidare

Redazione

Cosa ci dice la staffetta ai vertici di Renault sulla salute dello stato padrone

Un colpo di scena. Anzi “un colpo basso, senza alcuna spiegazione”. Non l’ha presa bene Thierry Bolloré, lontano parente del più noto Vincent, fino a ieri mattina direttore generale di Renault, licenziato in tronco dal presidente Jean-Dominique Senard dall’aereo che lo riportava da Tokyo. E proprio i giapponesi di Nissan sono all’origine di questa purga ai vertici della Régie che, a undici mesi dalla caduta di Carlos Ghosn, non riesce a trovare pace. Per evitare il naufragio dell’alleanza con Nissan, i due partner hanno deciso che per prima cosa vanno cancellate le ultime impronte lasciate a suo tempo dal Napoleone a quattro ruote. Per questo i giapponesi hanno fatto le pulizie in casa, affidando il bastone del comando a Makoto Uchida, il cui principale merito è di aver fatto carriera in Cina, lontano dal quartier generale. Per la stessa ragione la ghigliottina si è abbattuta sul collo di Bolloré, promosso ai piani alti del gruppo da Ghosn alla vigilia del terremoto. Un’esecuzione obbligata per salvare un’alleanza messa a rischio da un vuoto strategico che, sotto i cieli della crisi si fa sentire soprattutto in casa Nissan. Una svolta annunciata, visto il tam tam mediatico degli ultimi giorni, ma che, nei modi, rivela la debolezza dello stato padrone, azionista di maggioranza relativa della società francese. Le modalità della staffetta al vertice, con la promozione ad interim del direttore finanziario Clotilde Delbos in attesa della selezione affidata al cacciatore di teste Roland Berger, rivelano il disagio di Emmanuel Macron, l’ex banchiere d’affari che dalla stanza dei bottoni dell’Eliseo, non è riuscito a individuare una rotta da seguire per il dopo Ghosn, a partire dalle esitazioni che hanno condannato fin da subito la fusione con Fca. Il dirigismo, del resto, non sembra offrire alcuna garanzia in un momento di grande incertezza in cui l’Auto è davvero a metà del guado tra problemi di varia natura, a partire dalle difficoltà che incombono sul futuro prossimo dell’auto elettrica che promette minore occupazione e maggiori costi in infrastrutture e regole. Non è un buon momento per lo stato padrone.

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