Jerome Powell (foto LaPresse)

Per i mercati il principale rischio è quello geopolitico 

Mariarosaria Marchesano

Attesa per i dati sul mercato del lavoro americano che peseranno sulle prossime mosse della Fed. Preoccupazione per i due fronti che gli Stati Uniti hanno aperto con la Cina e con l'Iran

Milano. I dati attesi oggi sul mercato del lavoro americano sono particolarmente importanti perché avranno la forza di influenzare le future mosse della Federal Reserve, che molto presto sarà chiamata a decidere quanto accomodante dovrà essere la politica monetaria dopo essere stata più volte messa sotto accusa dal presidente Donald Trump per non aver già inaugurato la stagione dei tagli dei tassi d'interesse. La maggior parte degli analisti prevede che una prima riduzione potrebbe esserci già nella prossima riunione in programma entro luglio.

   

L'attenzione degli investitori internazionali è tutta concentrata su questo punto: il grado di flessibilità che mostrerà la Fed di Jerome Powell nel recepire l'istanza di maggiori stimoli che viene dalla Casa Bianca. I mercati, però, hanno già in parte scontato questa prospettiva negli attuali prezzi, come spiega l'outlook mensile di Allianz Global Investor, che sottolinea come una politica monetaria espansiva sostenga i titoli azionari e mantenga i rendimenti delle obbligazioni governative su livelli contenuti. Secondo i calcoli di Bloomberg, 13 miliardi di dollari di obbligazioni pubbliche americane offrono già rendimenti negativi. La situazione potrebbe considerarsi sotto controllo se non fosse per l'aumentato rischio geopolitico, che si può riassumere con i due fronti che gli Stati Uniti hanno aperto con la Cina e con l'Iran.

   

Secondo un'analisi della banca d'affari Dws, il maggior pericolo viene dalle tensioni Usa-Iran che potrebbero portare a una recessione se il conflitto tra le due potenze dovesse sfociare nella Terza guerra del Golfo, che farebbe impennare il prezzo del petrolio. In caso contrario, non ci sarà una recessione globale e il mondo vedrà una crescita del 3,4 per cento nel prossimo anno, con la Cina che aumenterà la sua produzione economica del 6 per cento e una stima per gli Stati Uniti non inferiore al 2,5 per cento. L'area euro, sempre secondo Dws, crescerà invece dell'1,2 per cento a causa soprattutto delle ripercussioni dei conflitti commerciali. “La banca centrale europea dovrebbe ridurre il tasso di deposito di altri 10-20 punti base dopo l'introduzione di una scala dei tassi per le banche commerciali. Non si prevede una nuova edizione del programma di acquisto di obbligazioni, ma le scadenze continueranno a essere reinvestite”, dice la ricerca.

   

Sono queste le riflessioni che fanno da sfondo a una giornata abbastanza piatta se non negativa per i mercati europei, dopo l'euforia di inizio settimana spinto anche dalla proposta di nomina della “colomba” Christine Lagarde al vertice della Bce, come successore di Mario Draghi, che al simposio dei banchieri di Sintra, in Portogallo, ha indicato una strada tracciata di stimoli monetari. Le Borse europee oggi hanno tutte il segno meno con Piazza Affari che non fa eccezione (perde lo 0,4 per cento a metà seduta). Lo spread è ancora stabilmente sopra 200 punti base con i rendimenti dei titoli decennali all'1,68 per cento.