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Fed e Bce strette tra volontà politica e aspettative dei mercati

Mariarosaria Marchesano

A pochi giorni dalla riunione del consiglio direttivo della Bce e a una settimana dal meeting della Fed, la domanda è: fino a che punto saranno accomodanti?

Milano. Le due Banche centrali più importanti del mondo, la Bce, che il presidente Mario Draghi sta per consegnare nelle mani di Christine Lagarde, e la Fed guidata da Jerome Powell, sono chiamate ad assumere importanti decisioni di politica monetaria ed entrambe si trovano nella condizione di dover dimostrare la loro autonomia dai governi e dai mercati.

 

A pochi giorni dalla riunione del consiglio direttivo della Bce, prevista per il 25 luglio, e a una settimana dal meeting della Fed, in programma per il 30-31 luglio, la domanda è: fino a che punto saranno accomodanti? Come fa notare un’analisi della direzione studi e ricerche di Intesa Sanpaolo, il prossimo vertice della Bce ha acquisito molta più rilevanza del previsto da quando il presidente Draghi ha introdotto un netto orientamento espansivo nel suo discorso al forum di Sintra, in Portogallo, sui 20 anni di politica monetaria europea. La “sorpresa” di Sintra ha aperto la prospettiva di un potenziamento della forward guidance che tenga conto anche della necessità di aggiustare l’obiettivo dell’inflazione che si mantiene ampiamente al di sotto del 2 per cento. A distanza di un mese, però, il quadro macro dell’Eurozona è leggermente mutato e “adesso non sarà tanto facile assecondare le aspettative aggressive che si sono create sui mercati senza danneggiare la credibilità della banca centrale”, dice l’economista di Intesa, Luca Mezzomo. Tutto dipende da come saranno interpretati dal board dell’Eurotower segnali come l’indice dell’attività manifatturiera che è tornato quasi in equilibrio e i dati sulla produzione industriale che stanno migliorando più del previsto, oppure la robusta dinamica occupazionale e le esportazioni in aumento. Questi segnali non sono sufficienti a sancire un’inversione del ciclo economico della zona euro, ma non potranno neanche essere ignorati dal board dell’Eurotower.

 

Quanto sarà ampio l’allentamento monetario? La risposta appare meno scontata rispetto a qualche tempo fa, tant’è che le previsioni degli esperti sono molto diversificate. Il centro studi di Intesa Sanpaolo ha una visione più conservativa proprio alla luce degli aggiornamenti macro e ipotizza un taglio del tasso sui depositi dello 0,5 per cento ma solo a settembre: “Un taglio immediato è possibile, ma potrebbe avere ripercussioni negative sulla credibilità della banca centrale. Una parte del consiglio direttivo sta iniziando a preoccuparsi di apparire al traino delle valutazioni di mercato”, sottolinea Mezzomo. Del resto, aggiunge, se ci fosse stata tutta questa urgenza di muoversi, perché non sono state fissate subito condizioni più generose nel nuovo round di finanziamenti alle banche, i cosìddetti Tltro? Molto più ottimista è, invece, la visione Standard&Poor’s, che stima a breve la riduzione di 10 punti base dei tassi sui depositi, ma soprattutto si dice convinta di un ritorno del Quantitative easing a partire già dal prossimo autunno con riacquisti di titoli al ritmo di 15 miliardi al mese. Per il centro di ricerche londinese, Capital Economics, il programma di riacquisti potrebbe addirittura arrivare a 30 miliardi mensili e secondo il gruppo di investimenti americano Franklin Templeton è probabile che quest’anno o il prossimo la Bce parta con un nuovo Qe, che potrebbe concentrarsi su acquisti di asset nell’area corporate e su titoli di stato. Intanto, le decisioni che la Bce assumerà in questa fase sono destinate a influenzare la Fed più che in passato. E questo non perché l’economia americana arretri, ma perché Powell è stato più volte invitato dal presidente Donald Trump a tenere conto di fattori d’incertezza globale che potrebbero minacciare la crescita futura. Così è cominciata la retorica della Fed “paziente”, pur in presenza di dati sul mercato del lavoro molto positivi. Dichiarazioni che hanno alimentato previsioni su due-quattro tagli di tassi d’interesse entro il 2021, come spiega la banca d’affari BofA Merrill Lynch in un report che ipotizza anche una prima riduzione tra 50 e 100 punti base già nella prossima riunione.

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